Facebook aggiorna la piattaforma anti bullismo

Facebook inaugura il nuovo Centro per la sicurezza e la piattaforma di prevenzione contro il bullismo: cinque regole semplici e alcune sezioni online.
Facebook inaugura il nuovo Centro per la sicurezza e la piattaforma di prevenzione contro il bullismo: cinque regole semplici e alcune sezioni online.

Facebook ha aggiornato il Centro per la Sicurezza, una sezione del sito dove spiega nel dettaglio gli strumenti disponibili per controllare la propria attività e fornisce alcuni suggerimenti e risorse per condividere contenuti senza troppe preoccupazioni. Facebook Safety è disponibile in oltre 50 lingue, è ottimizzato per mobile, include dei video e apre a tutti la piattaforma di prevenzione contro il bullismo.

La sezione Facebook/safety è attiva da diversi anni, e non è mai stata lasciata ferma. Originariamente composta da due rami, quello sulla privacy e quello sulla sicurezza, ha gradualmente integrato altri temi sensibili per i social network, due in particolare: le minacce di suicidio e il bullismo. Con l’ultimo aggiornamento, la sezione raccoglie normative, strumenti e risorse tratte dall’help center, la sezione speciale sul bullismo creata insieme allo Yale Center for Emotional Intelligence e gestita con 50 partner in tutto il mondo, dedicata ad adolecenti, genitori ed educatori, e le Linee di supporto per la prevenzione suicidi, che di fatto è un collegamento al centro di assistenza. Un aspetto interessante della pagina – lanciata in questa forma due anni fa – è che si possono avviare dei controlli sul grado di protezione del proprio account, sia per quanto riguarda la privacy che la sicurezza. In pratica, si fanno confluire in una sezione unica parecchio ordinata tutti quei contenuti prima dispersi: caos che ha sempre rappresentato un punto debole del social network, incentrato sulla news feed.

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I cinque suggerimenti cardine

Facebook ha approfittato di questo aggiornamento per elencare cinque princìpi di sicurezza. Vale la pena leggerli con attenzione perché, inutile nasconderlo, la cronaca ci spinge a non credere siano così elementari da essere compresi da tutti.

Proteggi il tuo accesso

L’approvazione degli accessi (o verifica in due passaggi) è il modo più semplice ed efficace per evitare che il tuo account Facebook sia vittima di hacker. Quando si accede da un nuovo computer, cellulare o browser, si può inserire un codice che si riceva sul cellulare e consente di verificare chi sta effettuando l’accesso. Come funziona? Per attivare l’approvazione degli accessi, basta andare su “Altro” e “Impostazioni”. In questa pagina, spuntare la casella accanto ad “Approvazione degli accessi”.

Parlare con Facebook quando vedi qualcosa che non dovrebbe esserci
Se si vede qualcosa di offensivo o inappropriato che, a proprio avviso, non dovrebbe essere su Facebook, non c’è niente di più semplice di una segnalazione cliccando sul link Segnala (in genere, una freccia dall’alto verso il basso in alto a destra di un post). Facebook ha il famoso e famigerato gruppo glogale che 24/7 verifica le segnalazioni e rimuovere ciò che viola gli standard della comunità. È uno dei problemi più complessi per Facebook: le segnalazioni sono moltissime, molte volte devono essere culturalmente interpretate, molte altre volte sono frutto di un social bombing per bloccare pagine sgradite. Facebook in pratica è tanto più efficace nel controllo dei contenuti violenti, aggressivi, della spam, del clickbaiting o di qualunque altra cosa a seconda del grado di collaborazione e maturità dei suoi stessi utenti. E sempre considerando che Facebook è popolato come la Cina.

Pensare al pubblico con cui condividi i contenuti

Quando si crea un contenuto si può sempre selezionare chi lo vedrà. Sembra semplice, invece molte persone finiscono per fare danni e veri disastri. Eppure, a parte l’opzione “pubblico”, tutti gli altri setting sono considerabili come un pubblico selezionato, non indicizzato; inoltre, nello storico dei propri post, è sempre possibile modificarne la platea. Quando si pubblica qualcosa sul profilo di un’altra persona, ricorda Facebook nei suoi suggerimenti, “è la persona a controllare il pubblico che può visualizzare il post. Inoltre, il post è visibile a tutte le persone taggate nello stesso e ai rispettivi amici”.

Controlla chi può taggarti nei post

Per quanto riguarda l’aggiunta di tag, appunto, uno degli aspetti più sottovalutati del social, si dovrebbero sempre controllare. Il social è fatto in modo che gli amici (o anche chiunque, ma è sconsigliabile) ci possano taggare: è un metodo nato per condividere immagini, ma di fatto è diventato una specie di formato pubblicitario gratuito. Il controllo dei tag consente di approvare o rifiutare tag che gli amici potrebbero aggiungere ai post, loro e nostri. La cosa migliore è attivare l’opzione per cui il tag che qualcuno aggiunge non sarà visibile finché non lo si approva. E c’è anche la possibilità di rendere invisibili i contenuti taggati sul diario. È tutto nella sezione che si trova cliccando sulle tre lineette.

Usa i controlli a tua disposizione

Si può scegliere tra diversi strumenti per proteggere le informazioni su Facebook. Il Controllo della privacy è di base una breve procedura che consente di assicurarsi che solo le persone desiderate vedano i propri contenuti.

Non tutti lo sanno, ma Facebook ha anche una sezione speciale per le vittime di hacking, cioè di sottrazione di identità o di dati (il termine non è appropriato, ma ormai è di uso comune).

Il cyberbullismo: la legge sepolta in Senato

Facebook ha realizzato una guida (pdf) già parecchio nota e usata dagli insegnanti e ha pensato anche a guide per gli adulti, forse ancora più importanti, dove si elencano le possibili azioni da compiere quando si scopre che il proprio figlio o alunno è una vittima di bullismo oppure è un bullo (altra “vittima”, in un certo senso, sulla quale va investita la stessa misura di attenzione, trattandosi di minori). Eppure, nonostante il gran parlare di questo bullismo compiuto online tramite social e chat, il Parlamento non ha dato grandi dimostrazioni di sé nel dibattito legislativo. Il testo di legge è stato massacrato dalle commissioni della Camera, e dopo averlo approvato, ormai ridotto a un disegno di legge generico sull’hate speech che carica un peso assurdo sul Garante della privacy (che aspetta ancora di sapere con quali risorse gestirlo), ora giace sepolto in Senato, calendarizzato il 5 dicembre. Deadline politica per il governo, che ancora non conosce il suo destino dopo il referendum costituzionale, e anche dimostrazione di come in Senato proprio non hanno digerito l’operazione a Montecitorio, che ha cambiato un testo nel quale a palazzo Madama era stata trovata la quadratura.

Insomma, in attesa di capire cosa intende fare la politica, sempre ammesso sia una buona idea che lo faccia, il rapporto tra il singolo e le grandi piattaforme del web è lasciato in modo determinante alle conoscenze e abilità individuali.

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