Airbnb pretende l'impegno anti discriminazione

La piattaforma da tempo è alle prese coi pregiudizi e la discriminazione nella community: da oggi chi vuole usarla deve sottoscrivere un impegno.
La piattaforma da tempo è alle prese coi pregiudizi e la discriminazione nella community: da oggi chi vuole usarla deve sottoscrivere un impegno.

La grande piattaforma di prenotazione ha deciso di adottare un metodo opt-in per cercare di risolvere il problema più imbarazzante del suo modello: quello delle discriminazioni. Se infatti nel mondo standard degli affittuari e degli hotel si deve rispondere a dei criteri stabiliti ex ante da tutte le leggi e le carte dei diritti, nel mondo della sharing economy c’è un margine di scelta di chi condivide un proprio spazio dove può fare capolino il discrimine. Da oggi però utilizzare Airbnb da viaggiatore o come ospitante significherà prendere un impegno scritto che prevede si tratti qualsiasi persona, a prescindere dalla razza, la religione, l’origine nazionale, l’etnia, la disabilità, il sesso, l’identità di genere, l’orientamento sessuale o l’età, “con rispetto e senza pregiudizi”.

Una realtà presente in 34 mila città e 191 Paesi non poteva permettersi di lasciare alle singole dispute ospite-affittuario un problema delicato come la discriminazione. Troppi casi avevano mostrato che senza un intervento dall’alto sarebbero proseguiti, annegati, nascosti in milioni di transazioni perse fino a un potenziale crollo della reputazione. Così quest’autunno Airbnb ha prodotto uno studio (pdf) indipendente condotto da Laura Murphy dell’American Civil Liberties Union. In questo rapporto, tra le varie cose, si delineava fra le strategie necessarie un cambiamento delle policy che sarebbe passato anche da un cambiamento degli impegni sottoscritti all’atto del login al sito. Quel giorno è arrivato, e tutti coloro che avevano già utilizzato Airbnb hanno ricevuto per tempo una mail con tutte le spiegazioni del caso.

Questo impegno dichiarato a non discriminare non è un flag di un contratto online di quelli che non si leggono mai: è un bottone che certifica un requisito obbligatorio per far parte della community. Tanto che Airbnb chiarisce che se l’host (chi ospita, il vero nodo del problema) dovesse rifiutare l’impegno non potrebbe ospitare o prenotare viaggi:

A partire dal 1° novembre, ti mostreremo l’impegno quando accedi o apri il sito di Airbnb, l’app mobile o del tablet e ti chiederemo automaticamente di accettarlo. Se dovessi rifiutare l’impegno, non potrai ospitare o prenotare viaggi attraverso la piattaforma e potrai cancellare il tuo account. Una volta cancellato, i viaggi prenotati verranno annullati. Potrai ancora fare ricerche su Airbnb, ma non potrai prenotare degli alloggi o ospitare dei viaggiatori.

Una soluzione tipicamente da piattaforma social

Il modello adottato è tipico di una grande piattaforma. Anche Facebook opera in questo modo, perché ha all’incirca gli stessi problemi. Da un lato, Airbnb è consapevole che quando si diventa globali si opera in Paesi dove le discriminazioni in base all’origine sociale, al sesso, allo stato civile sono permesse o addirittura imposte. Dall’altro, sa che fornire agli user e a sé stessa lo strumento della violazione degli standard della community significa stabilire delle “leggi” interne molto più veloci. In soldoni, l’host viene bannato e poi eventualmente toccherà a lui dimostrare che non ha discriminato o comunque violato quegli standard.

La soluzione è dunque nel mezzo. Per i Paesi che hanno leggi particolari, Airbnb proporrà una informativa tagliata su misura:

Airbnb non chiede ai propri host di violare le leggi locali o di intraprendere azioni che potrebbero renderli per legge perseguibili.

Tutti gli altri che invece riconoscono nelle loro leggi il principio di uguaglianza – ovviamente anche l’Italia – se vorranno continuare a usare il portale dovranno cliccare quel bottone al primo accesso al sito. Oppure dire addio alla possibilità di utilizzarlo. Un passaggio culturale che si nota anche dall’attenzione con la quale si enunciano nelle FAQ del sito, implementate come risorse per gli host sulla non discriminazione, le facili scusanti. La prima delle quali è solitamente la cattiva esperienza con un cliente precedente:

Se si è avuta un’esperienza negativa con un ospite in passato, è importante ricordare che ogni persona è differente. Non sarebbe giusto pregiudicare qualcuno sulla base del comportamento di un altro. Ti consigliamo invece di avviare una conversazione con tutti i tuoi futuri ospiti per mettere in chiaro le tue regole della casa e le aspettative reciproche.

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