Commissione EU e Google Shopping: risponde bigG

Il gruppo di Mountain View risponde in maniera approfondita e dettagliata alla Commissione Europea sulla questione legata al servizio Google Shopping.
Il gruppo di Mountain View risponde in maniera approfondita e dettagliata alla Commissione Europea sulla questione legata al servizio Google Shopping.

Le accuse rivolte dalla Commissione Europea al gruppo di Mountain View e inerenti al servizio Google Shopping sono ritenute, dalla stessa azienda californiana, “sbagliate da un punto di vista dei fatti, legale ed economico”. Arriva oggi la replica della società, per mezzo di un post condiviso sulle pagine del blog ufficiale e firmato da Kent Walker (SVP and General Counsel).

Gli acquisti online

Si parte da un presupposto: quando un utente effettua una ricerca online, Google intende offrirgli informazioni il più possibile di qualità e strutturate sulla base della richiesta inoltrata. Per questo motivo, gli ingegneri di bigG sperimentano di continuo metodi sempre più evoluti per generare SERP (pagine dei risultati) su misura. Lo stesso avviene anche quando si cerca qualcosa da acquistare online. Per meglio comprendere di cosa si sta parlando, il gruppo fornisce un esempio concreto, sottolineando come le variazioni introdotte negli ultimi anni siano indirizzate all’erogazione di un servizio efficiente.

Se state cercando di acquistare una “macchina per il caffè” o una “padella in ghisa”, vogliamo mettervi in contatto diretto con i rivenditori che le commercializzano, sia attraverso i risultati organici sia attraverso gli annunci pubblicitari. Negli ultimi anni, abbiamo migliorato il formato degli annunci pubblicitari e abbiamo incluso foto, prezzi e link per l’acquisto dei prodotti. Mostrare annunci pubblicitari più utili porta dei benefici a noi, ai nostri inserzionisti e soprattutto a voi, i nostri utenti.

La ricerca di un prodotto su Google

La ricerca di un prodotto su Google

È questo il motivo che spinge Google a non essere d’accordo con quanto sostenuto a Bruxelles. L’azienda afferma di non danneggiare in alcun modo la concorrenza, come tra l’altro già messo nero su bianco nella prima risposta alla comunicazione degli addebiti dello scorso anno. Anzi, il miglioramento del servizio, sempre secondo bigG, va a beneficio sia dei clienti che dei rivenditori.

Non siamo mai scesi a compromessi con la qualità o la rilevanza delle informazioni che abbiamo mostrato; al contrario, le abbiamo migliorate. Questo non significa “favorire”, significa ascoltare i nostri clienti.

La concorrenza

Secondo Google, la Statement of Objection della Commissione si basa (nascendo dalle obiezioni sollevate da alcuni siti per la comparazione dei prezzi) su una definizione dei servizi dedicati allo shopping online che non rispecchia la realtà dei fatti, tanto da arrivare ad escludere un leader del settore e-commerce come Amazon. In altre parole, una visione ristretta e che non prende in considerazione le dinamiche del mercato nelle loro totalità e complessità.

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L’intervento odierno focalizza poi l’attenzione sulla versione del caso inoltrata dalla Commissione Europea a Google nel corso dell’estate, un documento in cui si sostiene come Amazon non rappresenti un concorrente per il gruppo californiano, poiché talvolta versa denaro ai siti di comparazione prezzi per indirizzare i navigatori sulle proprie pagine. La replica di Google è chiara: solo una piccola parte del traffico che transita su Amazon arriva da queste fonti, dunque il gruppo di Jeff Bezos può essere definito al tempo stesso sia competitor che cooperante per i portali ai quali gli utenti si rivolgono in modo da trovare il prezzo migliore dei prodotti.

Competizione dinamica

La seconda risposta di Google fa riferimento diretto alle modalità con le quali oggigiorno le persone arrivano sul sito di un rivenditore. Sempre secondo l’azienda, supporre che un navigatore cerchi un prodotto su Google per poi passare da un comparatore di prezzi e infine visitare lo store dove effettuare l’acquisto è errato o comunque non rappresenta la norma. Questo non tiene infatti conto dei molti modi in cui oggi prende forma lo shopping online: tramite le piattaforme di e-commerce, mediante i social network, dagli annunci pubblicitari o direttamente all’interno delle applicazioni mobile, senza per forza di cose passare da un motore di ricerca.

Ancora, l’intervento di bigG sostiene che le realtà che si sono rivolte alla Commissione Europea per far luce su presunti comportamenti anticoncorrenziali non costituiscono un ritratto fedele e completo di un mercato più ampio e in costante evoluzione, dove la competizione è dinamica e non fa che giovare al settore stesso.

Semplicemente, non c’è alcuna correlazione significativa tra l’evoluzione dei nostri servizi di ricerca e le performance di questi siti comparatori. Nel frattempo, negli stessi dieci anni, abbiamo inviato traffico in quantità sempre crescente a siti come Amazon e eBay via via che si sono ampliati in Europa. Difficilmente questo può essere interpretato come il segno di un’azienda che “favorisce” le proprie pubblicità.

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Obbligare Google a dirigere un maggior volume di traffico verso i comparatori di prezzi, secondo il motore di ricerca, finirebbe con il penalizzare l’utenza anziché assicurargli una scelta più libera e meno condizionata. Il motivo? Gli algoritmi che generano le SERP mettono in evidenza quelli che sono reputati gli annunci pubblicitari dei rivenditori maggiormente rilevanti per chi naviga, sulla base dei feedback ricevuti dagli stessi potenziali acquirenti.

La posizione del gruppo californiano è chiara: limitare la capacità di servire al meglio gli utenti solo per soddisfare le esigenze di un esiguo numero di siti Web finirebbe per rivelarsi controproducente. Tuttavia, Google manifesta l’intenzione di continuare a collaborare con le autorità continentali al fine di trovare una soluzione alle questioni sollevate.

Nell’occasione, la società anticipa che nei prossimi giorni verrà pubblicata anche la risposta alla Statement of Objection relativa al caso Android. L’intervento si conclude con una sintesi di quelli che sono i pilastri sui quali si fonda l’odierna esperienza di shopping online.

Siamo fiduciosi che le decisioni su questi casi verranno prese sulla base dei fatti e che questa analisi dimostri che le nostre innovazioni di prodotto hanno portato benefici ai consumatori, ai rivenditori e hanno contribuito a creare più concorrenza. La prova concreta di una concorrenza dinamica, in ogni mercato, sono i prezzi bassi, l’abbondante possibilità di scelta e l’innovazione costante. Questa è la una perfetta descrizione dello shopping su Internet oggi.

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