Roy Price, Amazon Prime Video e la sfida globale

Roy Price commenta il lancio mondiale di Amazon Prime Video e illustra alcune sfide per il futuro: il mercato è globale, ma gli utenti sono locali.
Roy Price commenta il lancio mondiale di Amazon Prime Video e illustra alcune sfide per il futuro: il mercato è globale, ma gli utenti sono locali.

Amazon Prime Video, il servizio di streaming voluto dal colosso della vendita online, è da pochi giorni giunto in oltre 200 Paesi del mondo, tra cui l’Italia. Una piattaforma già osservata con curiosità dai numerosi clienti del gruppo, non solo perché promossa di recente dalla critica con una manciata di nomination ai prossimi Golden Globe, ma anche per i prezzi del tutto vantaggiosi. Come si inserirà Amazon nel complesso mercato dello streaming e, soprattutto, come reagirà alla concorrenza del big di settore, Netflix? Ad alcune di queste domande ha provato a dar risposta Roy Price, vicepresidente Amazon Studios.

Le dichiarazioni sono state riportate dalla rivista Variety, all’indomani dello sbarco mondiale di Amazon Prime Video. Con molte produzioni autoctone già disponibili, come “Transparent” e “The Man in the High Castle”, nonché molte altre in cantiere, pare che il primo obiettivo di Amazon sia conquistare diritti di riproduzione globali per i contenuti di terze parti. Una strategia su cui Netflix punta già da tempo, nell’ottica di garantire, in un immediato futuro, un catalogo pressoché identico in qualsiasi nazione ci si colleghi. Sul fronte della concorrenza, tuttavia, Price sottolinea come non vi sia solo Netflix, ma un nugolo ben nutrito di realtà locali. Questo perché si deve guardare il mercato della disponibilità globale tenendo sempre in debito conto come gli utenti siano del tutto locali:

In ogni nazione vi sono realtà multiple nello spazio dell’on-demand. […] Puoi avere un servizio globale, ma non vi sono clienti globali, solo clienti locali. Bisogna conquistare ogni utente in ogni nazione, a Dakar e a Istanbul, ovunque. Ciò richiede impegno e localizzazione.

La successiva strategia, per una competizione sempre più serrata, sarà quella di investire maggiormente in produzione. Secondo le stime di Cowen & Co., nel 2016 Netflix ha speso ben 6 miliardi di dollari in show autoctoni, mentre Amazon ne avrebbe investiti esattamente la metà, anche se pare si sia segnato un raddoppio rispetto allo stesso periodo di riferimento dell’anno precedente.

È interessante notare, infine, come il lancio di Amazon Prime Video sarà, per il gruppo, un’occasione per andare oltre ai confini dello streaming. In molte nazioni d’approdo, infatti, Amazon non dispone oggi dei suoi classici servizi retail: i video, di conseguenza, sono il primo ingresso in questo mercato. Chissà che non fungano, allora, come porta d’ingresso a nuovi segmenti dell’ecommerce, considerato anche i prezzi molto appetibili – dai 2 ai 5 dollari al mese – con cui Amazon si è presentata in queste nazioni.

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