Waymo vs. Uber, nuovo atto

La battaglia legale tra il gruppo di Mountain View e il colosso del ride sharing in merito alle tecnologie per la guida autonoma arriva in tribunale.
La battaglia legale tra il gruppo di Mountain View e il colosso del ride sharing in merito alle tecnologie per la guida autonoma arriva in tribunale.

Secondo quanto sostenuto dai vertici di Waymo, la divisione di Alphabet specializzata nella creazione di soluzioni per la guida autonoma, un ex dipendente avrebbe sottratto senza autorizzazione informazioni confidenziali e documenti tecnici relativi alla tecnologia prima di rassegnare le proprie dimissioni e fondare una startup, Otto, poi acquisita da Uber.

Il dito è puntato contro Anthony Levandowski e, in particolare, l’accusa focalizza l’attenzione sul LiDAR equipaggiato dalle self-driving car di Uber, ritenuto del tutto simile a quello messo a punto dal team di Google. Toccherà al giudice stabilire se si tratta di lamentele fondate o meno. Intanto, l’azienda ha depositato una documentazione in cui sono riportate tre testimonianze a supporto della propria tesi, firmate da Gay Brown (security engineer Waymo), Pierre-Yves Droz (tech lead Waymo) e Tim Willis (supply chain operations director Waymo). Questa una dichiarazione ufficiale, affidata alle pagine del sito TechCrunch.

La concorrenza dovrebbe essere spinta dall’innovazione proveniente dai laboratori e dalla strada, non da azioni illecite. Sulla base delle solide prove in nostro possesso, chiediamo alla corte di agire in modo da tutelare la proprietà intellettuale sviluppata dai nostri ingegneri con un impegno pari a migliaia di ore, prevenendo l’utilizzo di qualsiasi tecnologia sottratta illegalmente.

Particolarmente interessante la testimonianza fornita da Droz, che fa riferimento a un incontro tra alcuni responsabili di Uber e Levandowski quando quest’ultimo era ancora alle dipendenze di Google, prima della fondazione e della successiva acquisizione di Otto.

Eravamo a cena in un ristorante vicino all’ufficio e mi ha riferito che gli sarebbe piaciuto creare una nuova startup concentrata sulla guida autonoma, con Uber interessata a comprare il team di Google responsabile dello sviluppo del LiDAR. Più tardi, nel gennaio 2016, un collega mi ha detto che Levandowski era stato avvistato nel quartier generale di Uber qualche settimana prima. Gliel’ho chiesto e ha ammesso di aver partecipato a un meeting finalizzato a trovare investitori per la sua nuova società.

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