Tre firme per la ricerca sul futuro dell'energia

L'Università di Bologna, il Ministero dell'Ambiente ed Eni: tre firme per radicare la ricerca in Italia sul futuro dell'energia.
L'Università di Bologna, il Ministero dell'Ambiente ed Eni: tre firme per radicare la ricerca in Italia sul futuro dell'energia.

Un ministro, il massimo rappresentante di un colosso dell’oil&gas ed il rettore di un ateneo: tre firme congiunte significano un balzo in avanti per il mondo della ricerca, dal quale tutte le entità coinvolte (in primis il sistema paese) hanno di che guadagnarci. La firma, infatti, è stata apposta dal ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, dall’Amministratore Delegato Eni, Claudio Descalzi, e dal Rettore dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Francesco Ubertini. L’accordo sul quale convergono le energie dei tre rappresentanti consta in una collaborazione triennale su temi di ricerca e sviluppo attinenti al mondo dell’energia.

Claudio Descalzi: una firma per la ricerca

Claudio Descalzi: una firma per la ricerca

Laddove il futuro arriverà attraverso grandi cambiamenti e progetti rivoluzionari basati su nuovi modelli energetici, l’investimento in ricerca e sviluppo è uno stimolo fondamentale destinato ad avere ricadute su più fronti: l’Università sarà il campo sul quale andranno creati i presupposti per evolvere il sistema odierno, Eni è il colosso pronto ad investire per guidare questa grande transizione e lo Stato appone il proprio sigillo a garanzia del progetto. «La collaborazione», spiega il comunicato diramato a margine del G7 Ambiente, «si focalizzerà sulle aree di eccellenza dell’Università che possono sostenere lo sviluppo tecnologico di Eni: Sicurezza, Transizione Energetica, Energie Rinnovabili, Supporto all’Eccellenza Operativa e Sistemi Industriali».

Spiega Claudio Descalzi all’atto della conferma della partecipazione di Eni al progetto: «l’Accordo Quadro con l’Università di Bologna rappresenta per Eni un’ulteriore conferma della propria strategia di alleanza con le realtà di eccellenza del mondo universitario italiano. L’accordo triennale che abbiamo firmato permetterà ad Eni di avere accesso ad uno straordinario bacino di competenze in un territorio per noi molto importante, nonché di indirizzare la collaborazione verso lo sviluppo di tecnologie a supporto della transizione energetica, della protezione ambientale e del riutilizzo dei nostri siti industriali».

Interessante soprattutto quest’ultimo dettaglio: Eni, che sotto la guida di Descalzi ha fatto capire a più riprese come intenda sfruttare i propri stessi asset per plasmare in senso innovativo il proprio stesso modello di business, ha già convertito alcune raffinerie nella direzione dei biocarburanti ed intende perseguire medesima strategia anche in futuro. La ricerca diventa in quest’ottica la leva con cui riscrivere il proprio stesso profilo, proiettando il cane a sei zampe verso un futuro che ad oggi è semplicemente frutto della visione dell’azienda: un percorso guidato di decarbonizzazione, una introduzione progressiva delle fonti rinnovabili ed un bilancio energetico a miglior impatto ambientale. Sulla medesima falsa riga, del resto, erano già in essere alcune importanti collaborazioni tra l’azienda di San Donato ed il polo universitario bolognese: «Tra le attività recenti che Eni ha condotto in collaborazione con l’Università di Bologna vanno menzionati gli studi su materiali innovativi per la produzione, da gas naturale, di metanolo per via diretta, e quelli sull’integrazione di eolico, stoccaggio e produzione di gas naturale in asset offshore». L’accordo odierno porta avanti di tre anni il traguardo, confermando in modo trasparente la soddisfazione per i risultati fin qui conseguiti: la ricerca era e rimane un asset irrinunciabile e le tre firme apposte non fanno altro che rilanciarne le prerogative.

Dello stesso tenore anche il commento del ministro dell’Ambiente Galletti, il quale sottolinea come l’unione delle parti metta in campo sinergie tutte da sfruttare:

Questo accordo è straordinariamente importante perché rappresenta un esempio reale di quella saldatura tra l’impegno delle aziende e delle università che abbiamo promosso con il nostro G7: l’impresa proiettata al futuro ha bisogno dell’eccellenza nel campo della scienza e della ricerca per uno sviluppo tecnologico sostenibile. Per me è un particolare orgoglio sapere che una grande realtà come Eni abbia scelto di collaborare in questo senso con l’Università della mia città, la più antica del mondo occidentale.

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