Spotify si paga con il Bonus Cultura

Da oggi con il Bonus Cultura è anche possibile pagare il proprio abbonamento a Spotify Premium per accedere a tutta la musica che si desidera.
Da oggi con il Bonus Cultura è anche possibile pagare il proprio abbonamento a Spotify Premium per accedere a tutta la musica che si desidera.

Il bonus cultura può essere utilizzato anche per ascoltare musica in streaming. L’annuncio giunge infatti da Spotify, che con questa apertura genera un incrocio di interessi per certi versi opinabile, ma sicuramente ricco di conseguenze. Di fatto è ora possibile spendere i 500 euro del proprio Bonus Cultura in acquisti musicali anche tramite Spotify. Il bonus può dunque essere dedicato anche agli ascolti in streaming, trasformando il proprio account Spotify in un account Premium di cui godere “gratis” grazie al credito in dote.

L’accesso a Spotify è disponibile in quattro tagli differenti: 1 mese, 3 mesi, 6 mesi o 1 anno. Il costo è quello canonico e per accedere all’offerta è anzitutto necessario convertire il proprio coupon seguendo le istruzioni sul sito Spotify: il credito è quindi disponibile per la spesa su Spotify, senza possibilità di essere riconvertito in bonus disponibile, avendo così a disposizione tutta la musica che si desidera, sul device che si desidera, organizzato secondo tutta la libertà concessa dal servizio.

Possono fruire del bonus cultura «tutti i residenti in Italia che hanno compiuto (o compiranno) 18 anni nel 2017». Per avervi accesso è necessario registrarsi al sito 18app.italia.it dopo aver precedentemente aperto la propria identità SPID.

Spotify e 18app: una buona idea?

Una buona idea per i ragazzi, questo è certo: grazie a Spotify è infatti possibile accedere a tutta la musica che si vuole senza avere alcun costo. Il bonus è infatti liberamente accessibile, ma al tempo stesso non comporta costi: si tratta semplicemente di una cifra che è possibile spendere secondo i propri desideri, in libri come in dotazioni informatiche, così come in un flusso streaming lungo un anno.

Certo è che il “bonus cultura” speso in musica non sempre è cultura vera e propria: sta alla capacità dell’utente trasformare questo bonus in vera cultura, poiché il rischio è invece quello di sperperare tale denaro in semplice fruizione omologante e di nessuna attinenza con qualsiasi cosa possa voler dire il termine “cultura”. La questione di principio, inevitabilmente si pone, ma sarebbe altrettanto pericoloso racchiudere il concetto di cultura in paletti troppo stringenti escludendo canali potenziali di divulgazione. Vanno probabilmente messe da parte tutte le resistenze del caso in virtù delle dinamiche positive che vengono comunque innescate a prescindere: ben venga l’iniziativa di Spotify, sperando che musica e playlist possano aiutare a scoprire nuova musica, nuove culture, nuove espressioni e nuove contaminazioni. Ma le risultanze positive non si fermano qui.

Ad esempio stimolare la fruizione in streaming significa allontanare molti mesi i giovani da tutto quel che è pirateria: perché scaricare una canzone con strumenti di dubbia natura quando è possibile averla “gratis” su Spotify? Al termine dell’anno, poi, l’abitudine potrebbe essere consolidata e l’esperienza piacevole, tale da giustificare un piccolo investimento mensile pur di non tornare a sporcarsi le mani tra torrent e P2P.

Il bonus cultura per i giovani, esteso alla musica, rappresenta anche un’opportunità per avvicinare i giovanissimi a nuove tecnologie dirompenti come lo streaming, determinando un valore nella costruzione dell’identità digitale dei cittadini italiani. La musica inoltre, sta contribuendo al successo dell’iniziativa, visto che già nei primi giorni gli utenti registrati erano il 58% in più rispetto al 2016.

Enzo Mazza, CEO FIMI

Inoltre creare una attrattiva come Spotify potrebbe fungere da richiamo per i giovani verso 18app e di conseguenza verso l’apertura di una identità SPID (tassello fondamentale per poter accedere al bonus). Nonostante la forte appetibilità dei 500 euro, infatti, i risultati raggiunti non sono stati finora sufficienti: per portare una intera generazione verso lo SPID occorre generare attrattive e Spotify può essere la giusta esca.

Se sulla questione di principio si può sicuramente discutere, a conti fatti le promesse dell’iniziativa non possono che essere interessanti. Lo sono a maggior ragione per Spotify, che in breve tempo potrebbe aumentare il numero di utenti dal profilo premium con cui meglio monetizzare la propria leadership di mercato. Tutti i dettagli sull’iniziativa sono disponibili sul sito del servizio (FAQ), così da guidare ogni singolo utente interessato verso la creazione del coupon e l’acquisto dell’abbonamento.

Si tratta di un’opportunità per il nostro settore: insegnare ai ragazzi il valore della musica e l’importanza che ha l’ascolto legale dei propri artisti e brani preferiti è il modo migliore per costruire e garantire un futuro positivo al mercato.

Veronica Diquattro, Spotify

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