Facebook, ecco la VAR contro le fake news

Facebook ha annunciato un sistema di verifica delle segnalazioni anti-fake news che molto assomiglia alla VAR che il calcio ha introdotto in Italia.
Facebook ha annunciato un sistema di verifica delle segnalazioni anti-fake news che molto assomiglia alla VAR che il calcio ha introdotto in Italia.

Le elezioni del 4 marzo si avvicinano e Facebook dovrà vestire la scomoda giacchetta nera dell’arbitro: lo dovrà fare per forza di cose, perché gran parte della campagna elettorale (investimenti compresi) graviteranno sui server di Mark Zuckerberg. Per ottimizzare i flussi veicolati, ma forse soprattutto per distogliere da sé il difficile compito della cernita tra verità e fake, il social network ha così messo in campo quella che può a buona ragione essere considerata come una VAR delle fake news.

I giocatori sono schierati, ognuno con la propria divisa, ognuno pronto a mettere a segno la propria rete; l’arbitro Facebook è pronto a fischiare. Fondazione Mondo Digitale e Pagella Politica sono in cabina di regia. Il pubblico fischia, urla, tifa e condivide: la partita delle elezioni politiche 2018 sta per cominciare.

Facebook e Pagella Politica

L’arbitro in campo potrà chiedere il supporto degli arbitri in regia, ossia i partner di Pagella Politica. Questi ultimi avranno il compito ultimo di stabilire quale sia il tasso di verità contenuto in immagini e post, seguendo precisi protocolli di fact-checking che molto hanno a che vedere con la “moviola in campo” che tutta Italia sta conoscendo in questi mesi. La VAR delle fake news prende corpo così: l’utente può chiedere la revisione, Facebook si occupa di organizzare e veicolare tali segnalazioni, Pagella Politica si occuperà di gestirne le valutazioni.

La scelta del partner è stata oculata, poiché il social network ha assoluto bisogno, soprattutto in periodo pre-elettorale, di scaricare da sé ogni responsabilità circa la valutazione dei contenuti in arrivo dalle migliaia di dichiarazioni e promesse dei candidati in pista. Per riuscire in questa manovra il social network ha messo in piedi un sistema di segnalazione a disposizione di qualsivoglia utente, dopodiché ha selezionato un partner che possa offrire valutazioni “scientifiche”, affidabili, equilibrate e (quindi) credibili. Ed ecco quindi la scelta di Pagella Politica.

Cos’è Pagella Politica?

Pagella Politica è un progetto che mira a monitorare le dichiarazioni dei principali esponenti politici italiani, al fine di valutarne la veridicità attraverso numeri e fatti. Il sito è online dal 3 ottobre 2012. Nel nostro piccolo, proviamo ad inserire una dose di oggettività nella dialettica politica italiana.

Ufficialmente trattasi di una Società a Responsabilità Limitata Semplificata in mano a 10 soci: Pietro Curatolo, Daniele De Bernardin, Federica Fusi, Giorgio Gagnor, Amerigo Lombardi, Alexios Mantzarlis, Flavia Mi, Andrea Saviolo, Silvia Sommariva e Carlo Starace. Precisa il gruppo, a salvaguardia prima delle proprie attività: «Nessuno dei fondatori o dei membri dello staff fa parte di partiti e/o movimenti politici e non essere attivi in politica – in partiti, movimenti o gruppi di pressione – è uno dei requisiti fondamentali per lavorare o collaborare con Pagella Politica».

Tra i maggiori clienti il gruppo conta RAI, AGI e EastWest, producendo attività di fact-checking remunerate che hanno fin qui consentito di mantenere in piedi il sistema. L’innesto di Facebook in questo quadro contribuirà a migliorare e garantire le attività di Pagella Politica, il cui modus operandi è descritto sul sito ufficiale come una sequenza precisa di azioni che rende trasparente il meccanismo di verifica: «raccogliamo le nostre dichiarazioni grazie a un sistema interno al sito, […] scegliamo esclusivamente le dichiarazioni che si basano su fatti o numeri verificabili, […] citiamo la dichiarazione esattamente come viene riportata dalla fonte, […] citiamo sempre le fonti dei dati sui quali basiamo le nostre valutazioni» e soprattutto ogni valutazione rimane aperta a qualsivoglia correzione e riflessione ulteriore. Pagella Politica, in particolare, ha firmato i “ rel=”nofollow”Poynter International Fact Checking Principles“, allineandosi così ad un protocollo internazionale per la verifica delle fake news: non una iniziativa estemporanea, insomma, ma un gruppo integrato con un movimento più ampio e basato su cardini consolidati.

Ad oggi Pagella Politica promette la verifica delle singole dichiarazioni, ma ammette di non poter fornire valutazioni circa il tasso di credibilità dei singoli politici: troppo scarno il numero delle verifiche effettuate per poter avere numeri statisticamente rilevanti. Grazie alla collaborazione con Facebook anche questo aspetto potrebbe però cambiare in futuro, poiché il numero delle verifiche è destinato ad aumentare (se ne prevede un quantitativo nell’ordine di qualche centinaio nelle prossime settimane) ed il volume dei dati raccolti potrà offrire margini migliori per elaborazioni più complesse. E magari anche per una fotografia più credibile dei volti che gli italiani si troveranno sui manifesti elettorali.

Le bugie hanno le gambe corte?

“Le bugie hanno le gambe corte”, o almeno è questa l’ambizione di Pagella Politica. Su Facebook, invece, spesso avviene il contrario: le fake news, intrise di complottismo, indignazione ed elementi stupefacenti a corollario, hanno spesso le gambe molto lunghe correndo di bacheca in bacheca grazie a condivisioni compulsive e reaction di pancia. Facebook, veicolo più o meno involontario di questo meccanismo, si è trovato così al centro di un tiro incrociato nel quale ogni parte politica ha accusato la controparte di sfruttare il social network per diffondere non-verità, ma in tutti i casi è lo stesso social network a configurare la pietra dello scandalo. Ci si sono messe di mezzo anche le istituzioni, che contro le fake news hanno schierato la Polizia: un intervento forse improvvido, che ha ulteriormente alzato la tensione sul tema.

La colpa alla fin fine è ricaduta sullo strumento, insomma. Come spesso accade. Facebook da parte sua ha il dovere di respingere le colpe vestendo il mantello della responsabilità, e così sta facendo: Pagella Politica è il miglior scudo contro le critiche, poiché mette in piedi un meccanismo di verifica e certificazione con cui sarà possibile gestire il tasso di viralità di talune notizie. Così facendo il gruppo si tira indietro con fare preventivo da ogni possibile polemica: eventuali fake news in grado di spostare il baricentro delle votazioni durante la campagna elettorale non troveranno spazio e chi vorrà approfittare del periodo per gonfiare di click le proprie pagine dovrà cercare altri canali e altri strumenti.

La “VAR” non basta

La VAR non basta e questo gli italiani lo hanno capito. Servirebbe l’onestà dei giocatori, ma i calciofili hanno capito che anche questo non è un dato certo (mentre i politologi lo hanno sempre saputo). Facebook quindi fa appello al senso critico degli utenti e cerca di offrire loro quegli elementi in grado di completare e integrare l’attività di tutela messa in campo dal network stesso. «Vogliamo fermare la diffusione di notizie false su Facebook. […] In Italia, Facebook ha aderito all’iniziativa di contrasto alla disinformazione online promossa dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni mediante l’istituzione del Tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali. Ci stiamo impegnando per limitare la diffusione delle notizie false e ti vogliamo fornire alcuni suggerimenti che ti aiuteranno a capire a cosa fare attenzione». Sono consigli semplici, per molti versi banali, ma il cui tasso informativo va già evidentemente ben oltre il tasso di conoscenza e consapevolezza di gran parte dell’utenza del social networking. Più che regole, trattasi di consigli di facile fruizione redatti in collaborazione con la Fondazione Mondo Digitale: non fidarsi dei titoli, verificare le URL, approfondire le ricerche, incrociare i dati e, in generale, far tesoro di un sano senso critico prima di qualsivoglia click. Se solo tutti gli utenti adoperassero quotidianamente tali precauzioni, il fenomeno “fake news” probabilmente non esisterebbe o quantomeno non avrebbe alcun impatto statisticamente rilevante.

Per un’ecologia della verità

Ci troveremo tra pochi mesi con in mano i dati dell’esperimento. Ma basta guardare alla VAR per intuire come andrà a finire: si saranno risolti molti problemi, sarà sfuggito di mano qualche caso isolato (anche clamoroso) e si saranno gettate le basi per un miglioramento dei primi protocolli sperimentali. In generale si sarà ridotto il tasso di non-verità circolanti, premiando così il merito a livello di sistema, ma anche la dialettica dei partiti subirà un’evoluzione tale da andare oltre i paletti del nuovo moviolone. Il valore primo del dibattito e di questi interventi sta però nell’aumento della consapevolezza complessiva di ciò che è l’informazione, dei suoi meccanismi e del suo tasso di inquinamento: se i singoli metabolizzano almeno in parte tale consapevolezza, nel lungo periodo l’ecologia dei mezzi di comunicazione è destinata ad imporsi. Un fact-checking dopo l’altro.

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