Linux, Bologna dice no

Il consiglio comunale nega uno studio di fattibilità che avrebbe potuto aprire i computer della pubblica amministrazione bolognese ai sistemi open source
Il consiglio comunale nega uno studio di fattibilità che avrebbe potuto aprire i computer della pubblica amministrazione bolognese ai sistemi open source

In mezzo a mille passi avanti c’è un passo indietro: è quello che Bologna ha inferto all’avanzata dei sistemi open source, scegliendo per la pubblica amministrazione di utilizzare sistemi proprietari.

Il consiglio comunale, infatti, con apposita votazione ha negato la possibilità di iniziare uno studio di fattibilità sull’eventuale possibilità di adottare un nuovo sistema nei propri uffici. La proposta, giunta dal gruppo DS, è stata respinta dal consiglio soprattutto grazie alla forte opposizione del gruppo di AN.

Il fatto è strano in quanto la regione ha recentemente organizzato una manifestazione di promozione del software libero e con un premio internazionale Bologna era salita nel gotha del web mondiale grazie alla sua rete civica “Iperbole“. La città emiliana non è certo sorda ai richiami di alcuni principi, ma evidentemente la raccomandazione del ministro Stanca secondo cui si può dare il via libera al software libero solo dopo una attenta valutazione caso per caso, è stata accolta in senso prudente e, per ora, il pinguino dovrà aspettare.

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