Musica digitale, non è tutto oro

La previsione della Forrester Research è molto dura: entro fine anno metà dei negozi di musica digitale chiuderà i battenti, ponendo immediata fine ad una immensa bolla economica priva di basi. Anche per i CD le previsioni non sono rosee.
La previsione della Forrester Research è molto dura: entro fine anno metà dei negozi di musica digitale chiuderà i battenti, ponendo immediata fine ad una immensa bolla economica priva di basi. Anche per i CD le previsioni non sono rosee.

Entro fine anno metà dei negozi online di musica digitale chiuderà i battenti. Questa la ferma previsione della Forrester Research, gruppo che ha analizzato il mercato della musica digitale per dipingerne un quadro reale dello stato di salute. Una parola aleggia su tutte le altre tracciando un’ombra scura su tutto il settore: “bolla”.

Parlando alla conferenza annuale del MidemNet, l’analista Forrester Josh Bernoff ha paragonato i negozi di musica digitale ai primi esperimenti di e-commerce anni ’80: “non ho visto un livello di esuberanza irrazionale di questo tipo da quando la bolla era all’apice”. Secondo Bernoff il settore è in continuo cambiamento e porterà nel breve periodo grandi salutari introiti, ma nel medio periodo tutto sarà da rivalutare: “entro il 2007 o il 2008, i CD li avranno solo la gente anziana”.

Maggior qualità e durevolezza furono le caratteristiche che fecero del CD il paladino anti-nastro/vinile. Ora il file, con la sua estrema trasportabilità ed economicità, spazza via il supporto tangibile in favore di un digitale dalla qualità diminuita.

Il nuovo settore vive di fragili equilibri sconquassati non solo dall’entrata continua di nomi nuovi (Coca Cola, WalMart), ma anche da fattori esterni quali file-sharing, il cui danno procurato per il 2003 viene valutato in circa 700 milioni di dollari, e striscianti ostruzionismi (iTunes motiva il ritardo dell’entrata sul mercato europeo con un “troppi vincoli e troppa frammentazione” che va a mascherare la non troppo benevola accoglienza riservata al software Apple da parte delle case discografiche del vecchio continente).

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