Google e Overture inciampano sul trademark

La decisione del giudice Denis Hurley è chiara: i motori di ricerca non possono lucrare sfruttando inadeguatamente parole registrate presso l'ufficio brevetti statunitense. Si va avanti dunque nella causa in difesa di PetsWarehouse.com
La decisione del giudice Denis Hurley è chiara: i motori di ricerca non possono lucrare sfruttando inadeguatamente parole registrate presso l'ufficio brevetti statunitense. Si va avanti dunque nella causa in difesa di PetsWarehouse.com

Il giudice Denis Hurley ha dato il proprio assenso, dunque potrà proseguire il procedimento legale con il quale il responsabili del sito PetsWarehouse.com intendono procedere contro nomi quali Google e Overture. La causa si fonda sul fatto che i due motori fanno comparire promozioni in corrispondenza di keyword imprescindibilmente legate al sito in causa.

Il tutto si basa sulle parole “Pet” e “Warehouse” componenti il nome del servizio curato da Robert Novak. Secondo l’accusa i motori avrebbero registrato introiti illegalmente in quanto i due termini, regolarmente registrati, non avrebbero potuto essere usati in connessione a promozioni concorrenti.

La questione “trademark” si fa sempre più pressante ormai. Così come nel caso Windows vs Lindows, la più importante controdeduzione è riferita alla natura comune e quotidiana dei termini, condizioni tali dunque da impedirne la registrazione. Nel caso “PetsWarehouse.com” il giudice ha preferito non entrare troppo nel merito del principio, sentenziando comunque come la natura generica dei termini non sia accettabile nella causa.

Il susseguirsi delle vicende risulta essere quantomeno intricato. Il dominio è stato perso in seguito alla bancarotta in cui è incorso il responsabile Robert Novak, le vicende sono proseguite con iniziative di difesa sviluppate anche tramite mailing list, infine la sentenza: se il “U.S. Patent and Trademark Office” ha registrato il brevetto sulle parole “Pet Warehouse” significa che tale registrazione è possibile e comunque legittima. Dunque le richieste di lasciar sopita la questione non trovano motivazione. Si va avanti.

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