Affair OOXML

OOXML è diventato uno standard internazionale tra aspre polemiche. Alcune indagini sono ancora in atto, ma nel frattempo si sprecano le critiche da Red Hat, Ubuntu, IBM ed altri. OpenOffice, per voce di Italo Vignoli, rimane in attesa: decida il mercato
OOXML è diventato uno standard internazionale tra aspre polemiche. Alcune indagini sono ancora in atto, ma nel frattempo si sprecano le critiche da Red Hat, Ubuntu, IBM ed altri. OpenOffice, per voce di Italo Vignoli, rimane in attesa: decida il mercato

In seguito all’approvazione dello standard ISO 29500, basato sul discusso formato OOXML di Microsoft, non sono tardate ad arrivare le polemiche sia riguardo l’effettiva apertura di questo formato, sia a proposito delle sospette irregolarità che avrebbero inquinato il processo di approvazione, tanto da convincere la Commissione Europea ad aprire un’indagine al riguardo.

Come era facile aspettarsi le critiche più decise sono arrivate principalmente della comunità open source e dalle società impegnate nella promozione del formato ODF, l’OpenDocument Format, utilizzato da OpenOffice.org e già standardizzato dall’ISO nel maggio del 2006. Tra le prime a schierarsi è stata RedHat, in questi ultimi giorni divenuta simbolo del successo commerciale dell’open source, ha dichiarato in un comunicato stampa di essere «delusa e fortemente sorpresa che Office Open XML, uno standard monopolisticamente promulgato da un singolo vendor sia passato grazie uno sfortunato e sfortunato processo di approvazione ISO in modalità fast-track». RedHat si dice comunque fiduciosa sulla forza che il formato ODF, standard ISO da più tempo, continuerà ad avere nelle scelte di governi e aziende.

È simile la posizione di IBM che, per bocca di Bob Sutor, vice presidente esecutivo del dipartimento Standards, ha dichiarato che il processo di standardizzazione è stato messo a nudo, dimostrando la sua fallacità. In particolare le critiche mosse riguardano gli stati che hanno cambiato il loro voto tra la prima votazione, che aveva bocciato OOXML chiedendo di colmare alcune lacune nella documentazione, e la seconda votazione, nonstante molti dei problemi evidenziati nelle 6.000 pagine di specifiche non fossero stati risolti.

Ancora più dura è la posizione di Mark Shuttleworth, fondatore di Canonical e Ubuntu. L’ex astronauta indica come orribilmente fallace l’iter di standardizzazione che ha riguardato Office Open XML: «L’ISO è un club di ex alunni di ingegneria e questa roba è noiosa e per questo c’è bisogno di molta passione… E poi improvvisamente arrivano le lobby e investimenti per un sacco di soldi, e così si ottengono risultati artificiosi». Secondo l’imprenditore sudafricano «più di tremila domande sulle specifiche sono rimaste senza risposta e OOXML è così enormemente complesso e ambiguo che potrebbe essere implementato di molte maniere differenti». Shuttleworth infine esclude che la distribuzione Ubuntu Linux, da lui capitanata, possa investire nell’implementazione di OOXML, nonostante la sua elevazione a standard ISO: «Se anche riuscissimo ad avvicinarsi ad una corretta implementazione, Microsoft sposterebbe il bersaglio».

Più distesa appare la posizione espressa dalla OpenDocument Software Alliance, l’organizzazione non profit che si dedica alla promozione del formato ODF presso le amministrazioni governative e le dirigenze d’azienda. Nella loro press release OOXML viene criticato in quanto supportato da una comunità che annovera un solo membro, e soprattutto in quanto ostaggio di proprietà intellettuali e collegamenti a funzionalità di altri prodotti Microsoft, difetti che comunque non faranno altro che alimentare la naturale “diffidenza del compratore”.

Paradossalmente la posizione più aperta a tal proposito viene da OpenOffice.org, fin quì il più diffuso software ad utilizzare il formato OpenDocument.

Come già evidenziato in precedenza, OpenOffice.org 3.0 avrà il supporto nativo a OOXML grazie alla collaborazione tra Sun e Microsoft. John McCreesh, responsabile marketing di OpenOffice.org, non nasconde che Microsoft abbia usato quanto in suo potere per spingere la promozione a standard ISO di un formato di qualità inferiore e talmente complesso che la stessa Microsoft potrebbe avere problemi ad implementarlo. Tuttavia McCreesh tiene a precisare che OpenOffice.org «ha adottato ODF come standard di default per i documenti in risposta alla forte richiesta da parte del mercato, in particolare governi e pubbliche amministrazioni» e che parlando di OOXML, OpenOffice.org «aspetterà e vedrà se sarà adottato dal mercato. Se le persone inizieranno a sviluppare per esso, allora anche noi lo appoggeremo».

È opportuno ricordare che Microsoft decise di seguire Open Document sulla via che porta agli uffici ginevrini dell’ISO, proprio per l’effettiva richiesta di avere a disposizione un formato standardizzato da parte dei governi e delle amministrazioni che in questi anni stanno affrontando il complesso e delicato passaggio dall’era cartacea a quella elettronica e che, in quanto uffici pubblici e ufficiali, hanno l’obbligo (almeno formalmente) di garantire l’accessibilità dei documenti a tutti i cittadini. Se inoltre si tiene conto dei contratti multi milionari che le amministrazioni pubbliche stringono con i fornitori di software per equipaggiare i propri elaboratori, diventa più facile spiegare l’impegno con cui Microsoftsi è prodigata per portare il suo Office Open XML alla pari dell’Open Document.

Per comprendere meglio le conseguenze che la ratificazione di OOXML avrà sull’Open Document Format e su OpenOffice ci è sembrato opportuno conoscere la posizione ufficiale del PLIO, il Progetto Linguistico Italiano OpenOffice.org. Abbiamo avuto il piacere di rivolgere alcune domande a Italo Vignoli, responsabile marketing del progetto.

Webnews: Ora che anche il formato di Microsoft è uno standard ISO, cosa cambia nel marketing di OpenOffice.org? Quanto spingerete sul “vantaggio” di avere ODF come formato?
Italo Vignoli: «Continueremo a spingere su ODF come in passato: il formato è riconosciuto da enti sovranazionali come l’Unione Europea, da numerosi stati europei e da enti a livello sia nazionale che locale, soprattutto in Europa. Quindi, è un formato importante che ha già conquistato un suo ruolo sul mercato, e conta di mantenerlo ed espanderlo. OpenOffice.org 3.0 implementerà la versione 1.2 del formato, che è in corso di standardizzazione ISO. Ovviamente, l’attenzione che avremo per OOXML sarà superiore rispetto al passato, perché adesso si tratta di un altro standard ISO. In questo caso, cercheremo – se sarà possibile – di lavorare a un’armonizzazione tra i due formati, per semplificare la vita agli utenti. Armonizzazione è un termine tecnico del mondo degli standard, e nel linguaggio normale potrebbe essere tradotta con “convergenza”».

Webnews: Pensi quindi che possa esserci in futuro una fusione dei due formati? Magari andando per passi graduali, ad esempio integrando alcune specifiche di OOXML in ODF e viceversa man mano che vengono studiate nuove versioni e revisioni?
Italo Vignoli: «Parlare di fusione è del tutto prematuro, perché oggi la distanza è significativa. I due formati derivano dalle impostazioni e dalle storie di due prodotti diversi – StarOffice e Microsoft Office – per cui partono da presupposti diversi anche per la descrizione di elementi apparentemente semplici come il singolo paragrafo. E’ ovvio che in questo caso trovare un’armonizzazione sarebbe più semplice rispetto a quella dei linguaggi macro e di altre funzioni più sofisticate, che vengono gestite in modo diverso. Prima di poter parlare di armonizzazione, comunque, ci sono ancora alcuni “spigoli” di tipo legale che vanno eliminati da OOXML, come – per esempio – la scarsa chiarezza della Open Specification Promise. Credo che si potrà iniziare a lavorare seriamente nel giro di qualche mese, quando la situazione su questi punti sarà – auspicabilmente – chiara, e le specifiche del formato saranno state pubblicate (in questo momento parliamo di uno standard che ha subito talmente tante modifiche nell’ultimo periodo – 1.500 pagine su 6.000 – da essere chiaro solo a chi lo sta scrivendo nella sua stesura ufficiale). L’armonizzazione sarà sicuramente un processo per gradi».

Webnews: Quindi è possibile, se non prevedibile, che le zone d’ombra della specifica Microsoft possano nascondere qualche brevetto in agguato?
Italo Vignoli: «In teoria no. Microsoft ha affermato che l’elenco dei brevetti afferenti a Office 2007 e a OOXML verrà pubblicato entro il mese di aprile, nell’ambito dell’iniziativa annunciata il 21 febbraio sull’interoperabilità. Bisogna riconoscere che ha già pubblicato queste specifiche per altre tecnologie, per cui – in questo momento – non c’è ragione di dubitare che lo farà anche per Office 2007. Il problema potrebbe essere legato alle modalità di concessione dei brevetti legati al formato, che dovrebbero essere aperti e liberi da royalty per qualsiasi uso, compreso quello commerciale (così come avviene per i brevetti Sun legati a ODF). Attualmente, l’Open Specification Promise non è sufficientemente chiara sotto il profilo legale, e le dichiarazioni che ne chiariscono i concetti non sono sufficientemente ufficiali per essere considerate valide sotto il profilo legale. Microsoft ha costruito il proprio modello di business, che prevede una protezione attenta della proprietà intellettuale, utilizzando schiere di avvocati. Oggi, non può meravigliarsi se la comunità richiede lo stesso rigore nei confronti del problema dei brevetti e delle licenze in relazione a OOXML (potremmo dire, parafrasando una frase celebre: chi di avvocato colpisce, di avvocato…)».

Webnews: La Commissione Europea ha annunciato un’indagine per far luce sulle modalità di voto che hanno portato alla promozione di OOXML a standard ISO. Vi aspettate che venga fuori qualcosa di vantaggioso per ODF e OpenOffice, oppure è meglio iniziare subito a “combattere” la concorrenza con altre armi? E soprattutto, quali sono le altre armi a disposizione?
Italo Vignoli: «La Commissione Europea ha tutto il diritto di indagare sugli aspetti del processo di standardizzazione di OOXML che ritiene non siano stati abbastanza trasparenti rispetto a quello che essa stessa si aspetta in relazione alla libera concorrenza sul mercato, ma questo non cambia assolutamente la nostra posizione, e non cambia il panorama competitivo. Continueremo a fare concorrenza a MS Office utilizzando le armi che ci competono, ovvero la comunicazione, l’ironia, la provocazione e – ovviamente – la possibilità di aggregare degli utenti sul concetto di libertà del software».

Webnews: C’è qualcos’altro che vorresti aggiungere?
Italo Vignoli: «La posizione dell’Associazione PLIO, che ha mostrato maggiore apertura nei confronti dell’iniziativa Microsoft sull’interoperabilità di quanto non abbiano fatto le istituzioni e le aziende del mondo open source (per esempio, IBM e Sun), ci ha portato a stabilire un colloquio costruttivo con alcuni esponenti Microsoft sia in Italia che negli Stati Uniti. Uno dei progetti di armonizzazione potrebbe partire in Italia, e la comunità OpenOffice.org potrebbe farne parte. Siamo solo agli inizi di un percorso, speriamo che non si fermi».

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