Il Web 2.0 continua a crescere

I blog costituiscono ancora una delle principali attrattive del Web. Specialmente nei paesi asiatici, la voglia di comunicare attraverso i weblog contagia quasi 3 utenti su 4 della Rete. Anche in Italia il fenomeno è ancora in relativa crescita
I blog costituiscono ancora una delle principali attrattive del Web. Specialmente nei paesi asiatici, la voglia di comunicare attraverso i weblog contagia quasi 3 utenti su 4 della Rete. Anche in Italia il fenomeno è ancora in relativa crescita

Sembra essere molto più lunga del previsto l’ondata che negli ultimi anni ha visto crescere e moltiplicarsi i blog nel villaggio globale. Non ha dubbi in proposito l’agenzia di comunicazione Universal McCann, che ha recentemente stilato un rapporto [pdf, 26 Mb] sullo stato dell’arte della Rete a livello planetario. L’ambizioso progetto, concretizzatosi nel report, è stato realizzato sulla base delle informazioni raccolte attraverso un sondaggio su un campione di 17.000 utenti abituali di Internet. Tramite l’indagine demoscopica, Universal McCann ha così registrato i principali usi, le tendenze e le abitudini della Rete.

Il 45% degli intervistati ha dichiarato di aver avviato un blog personale, una percentuale in sensibile crescita rispetto al 29% circa registrato nel corso del 2006. Un dato significativo, che dimostra come la blogosfera costituisca ancora una forte attritiva per coloro che utilizzano il Web e sono desiderosi di far sentire la loro voce. L’aumento non si registra solamente tra i creatori di contenuti, ma anche tra i lettori di blog in ascesa su scala globale di circa 20 punti percentuali rispetto al 2006. Attualmente il 77% del campione statistico ha dichiarato di consultare con una discreta frequenza i blog. Il dato rispetto a due anni fa è in forte crescita in numerosi paesi in via di sviluppo come Cina (dal 58% al 88%), Filippine (dal 33% al 90%), ma anche in paese economicamente più avanzati come la Germania (dal 20% al 55%) e l’Australia (dal 21% al 62%). Interessante il dato italiano, perfettamente fermo a due anni (79%) dopo una lieve flessione nel corso del 2007 (76%).

Su scala globale, il 31% degli utenti dichiara di leggere quotidianamente i blog, il 40% con cadenza settimanale e il 16% con frequenza mensile, mentre il 13% consulta i weblog saltuariamente e in maniera occasionale. Su scala locale, gli italiani si discostano molto poco dal dato complessivo, con una quantità di lettori giornalieri assidui pari al 37%. I consumatori quotidiani di blog più voraci sembrano essere i giapponesi (50%), i cinesi (46%) e i brasiliani (52%). Fanalino di coda i tedeschi con il 17% di lettori giornalieri e il 21% di utenti della Rete quasi del tutto disinteressati ai blog.

Secondo la ricerca di Universal McCann, i blog personali stimolano l’interesse del 63,5% del campione rappresentativo degli utenti della Rete. Seguono poi i blog di amici e famigliari (38,9%), i blog di informazione (29,1%) e i weblog che recensiscono e forniscono opinioni su beni e servizi (26,6%). Molto più scarso l’interesse per i blog dedicati alle scienze (13,6%) e ai pettegolezzi sulle celebrità, che non vanno oltre uno zoccolo duro globale pari al 9,8%.

Tornando ai produttori di contenuti, ovvero a coloro che impegnano il loro tempo per creare e gestire un blog, l’area geografica maggiormente attaccata alla blogosfera sembra essere il continente asiatico. Guidano la classifica la Corea del Sud, Taiwan e Cina con una media del 70% di utenti che hanno dichiarato di aver aperto almeno un blog nel corso della loro vita. Le percentuali nel Vecchio Continente sono naturalmente più basse con una media intorno al 30%.

Tali dati fanno peraltro il paio con le statistiche che vedono l’ombelico della rete spostarsi con sempre maggior convinzione verso Est, dove la cosiddetta “Cindia” traina la propria ascesa economica passando innanzitutto per una sempre maggiore alfabetizzazione informatica ed un legame sempre più forte con quelle che sono le maggiori dinamiche del web internazionale.

L’Italia si dimostra una delle aree europee più attive con il 33,3% di utenti del Web interessati a produrre contenuti attraverso i blog, con una crescita di circa 10 punti percentuali rispetto al 2006. Il tempo dedicato alla lettura dei siti altrui diminuisce però sensibilmente, su scala globale, rispetto ai semplici fruitori dei contenuti. I blogger accedono con minore assiduità ai blog non gestiti da loro (13% mensilmente, 27% quasi mai), conducendo spesso una navigazione solitaria nel Web (emblema primo di una cultura della rete ancora tutta da formare, oggi ferma nel nostro paese alla forza dell’abitudine che porta più a scaricare parassitariamente musica che non a compiere ricerche ed approfondimenti facendo leva sulle peculiarità proprio del web).

Il report redatto da Universal McCann indica poi le principali tendenze legate al mondo dei blog, con particolare attenzione ai possibili sviluppi futuri dei metodi di comunicazione e socializzazione online. La progressiva crescita dei servizi di micro blogging sembra delineare una blogosfera sempre più pervasiva e partecipata da parte degli utenti, pronti a interagire tra loro costantemente come in una sorta di interminabile conversazione mediata dal computer. In questo filone si inseriscono risorse di successo della Rete come Twitter, che ha contribuito a rendere il micro blogging compatibile e facilmente utilizzabile con i dispositivi mobili, come palmari e semplici telefoni cellulari. Le soluzioni tecnologiche intuitive e immediate stanno contribuendo all’espansione del Web 2.0 in buona parte del Pianeta, come assodato dai dati statistici precedentemente citati.

Il destino della Rete risulta essere sempre più intrecciato a quello dei social network come MySpace e Facebook, che hanno fatto registrare una crescita costante e in alcuni casi esponenziale dei propri utenti. Il 57,5% del campione statistico analizzato da Universal McCann si è dichiarato interessato all’apertura di un profilo personale su uno numerosi social network che costellano il Web. Il dato segna un notevole aumento di internauti pronti a confrontarsi con le reti sociali online: nel 2006 la percentuale si aggirava intorno al 27,3%. Tra i paesi maggiormente interessati ai social network si distingue la Russia, passata dal 23,1% di due anni fa all’attuale 74,2%. Anche il dato italiano dimostra un crescente interesse del Bel Paese per i social network: nel 2006 solo l’11,3% si dichiarava interessato ad attivare un account, mentre ora la cifra è pressoché quadruplicata raggiungendo il 40,8%.

Circa un terzo degli intervistati, su scala globale, dichiara di aggiornare il proprio profilo giornalmente, mentre il 33% provvede ad apportare modifiche e aggiungere contenuti una sola volta la settimana. Solo il 17% aggiorna con una frequenza superiore alle quattro settimane, mentre il 19% dedica qualche minuto ogni mese al proprio spazio sui network sociali. I più virtuosi risultano essere i brasiliani, il 57% degli intervistati dichiara di apportare modifiche giornalmente, mentre i meno avvezzi all’aggiornamento sembrano essere i tedeschi e i russi (14%).

Con l’utilizzo da parte di circa 114 milioni di utenti alla settimana, MySpace si conferma il social network maggiormente utilizzato su scala globale. Il portale, ora posseduto da News Corp. di Rupert Murdoch, sembra dunque accogliere con maggiore efficacia rispetto alla concorrenza le istanze degli utenti. Anche se ancora profondamente demarcata, la distanza con il diretto competitor Facebook inizia a diminuire. Il portale sociale ideato da Mark Zuckerberg annovera l’utilizzo settimanale dei suoi servizi da parte di circa 80 milioni di utenti. Circa 30 milioni in meno rispetto a MySpace, che può però contare su un maggior numero di localizzazioni rispetto a Facebook, che al momento si offre con sole quattro lingue.

Orkut, il social network sviluppato da Google, conta circa la metà degli utenti settimanali di Facebook, con una media intorno ai 39 milioni di utilizzatori. Molto radicato e gradito nell’America del Sud, dove detiene circa l’86% delle quote di mercato dei portali sociali, Orkut stenta ad affermarsi in buona parte del globo, con la sola eccezione di parte dell’Asia sud-occidentale. America Centrale e Stati Uniti sono, invece, appannaggio di MySpace, con percentuali intorno al 64% nel primo caso e intorno al 40% per gli USA; il Canada sembra invece preferire Facebook, almeno a giudicare dai dati statistici forniti da Universal McCann: 54%.

L’utilizzo dei social network risulta essere maggiormente variegato e parcellizzato nel Vecchio Continente. Facebook inizia a prevalere sul competitor MySpace solo in Inghilterra e in parte dei paesi scandinavi, maggiormente avvezzi all’uso quotidiano della lingua inglese. In Italia prevale MySpace con circa il 37% degli utenti, condizione probabilmente favorita dalla presenza ormai da tempo di una localizzazione in italiano del portale.

Nel corso dell’ultimo anno, i portali sociali si sono dimostrati una delle principali risorse nel Web per la condivisione non solo di pensieri e opinioni, ma soprattutto di materiali multimediali come fotografie, video e brani musicali. Una porzione crescente del tempo trascorso in Internet viene ormai assorbita dai social network, che si stanno rivelando una efficace fonte per ricercare e coltivare relazioni sociali anche a lungo termine. Sempre più frequentati e utilizzati dagli utenti, i portali sociali costituiscono un terreno estremamente fertile per le società interessate a promuovere i loro prodotti e i loro servizi.

Per risultare vincenti, le nuove campagne pubblicitarie dovranno imparare a utilizzare i codici comunicativi tipici dei social network, fornendo agli utenti qualcosa in più di un semplice banner animato. In questo nuovo, e ancora poco esplorato filone, si inseriscono gli innovativi sistemi di advertising come Beacon (Facebook) e HyperTargeting (MySpace), progettati per offrire annunci mirati e calibrati sulla base delle informazioni raccolte nei profili online dei loro utenti. Nuove tecnologie che sollevano non poche incognite sull’effettiva tutela dei dati personali online, dimostrando come le reti sociali, sempre più vaste e apolidi, implichino un parziale ripensamento e aggiornamento del concetto stesso di privacy.

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