Google cede e collabora

Dietro richiesta della polizia il grande motore di ricerca fornisce i dati tra cui anche l'indirizzo IP di un utente del suo social network, Orkut, colpevole di aver scritto testi offensivi nei confronti di Sonia Gandhi
Dietro richiesta della polizia il grande motore di ricerca fornisce i dati tra cui anche l'indirizzo IP di un utente del suo social network, Orkut, colpevole di aver scritto testi offensivi nei confronti di Sonia Gandhi

A quanto pare Google solo in casa propria può vantarsi di non essere “evil” mentre negli altri paesi è costretto come tutti gli altri ad adattarsi al grado di repressione che incontra. E tutto ciò non solo in Cina. Stavolta è infatti l’India ad aver richiesto l’intervento del gigante dei motori di ricerca per identificare un trasgressore della legge locale. E Google, al pari di quanto operato da Yahoo in casi che hanno suscitato grande clamore in passato, ha consegnato alle istituzioni i dati richiesti.

La violazione si è svolta su Orkut, il social network mai decollato a livello mondiale (ma forte in diverse specifiche nazioni) di proprietà di Google, e la polizia indiana ha subito chiesto alla sede centrale di poter entrare in possesso dell’identità (cioè dell’indirizzo IP) del violatore. Nulla di eccessivamente grave: il “criminale” si sarebbe macchiato di diffamazione parlando male di Sonia Gandhi, al momento uno dei leader più importanti del paese. Google sostiene e continua a ribadire di essere promotore della libertà d’espressione e di proteggere la privacy dei suoi utenti, ma altresì sostiene anche il fatto che si debba obbedire e ci si debba conformare alle diverse regolamentazioni locali dei paesi in cui si opera.

Dunque è bastata la segnalazione di Amol Bhokare, attivista del congresso, il quale dopo aver visto il messaggio diffamatorio postato in un gruppo denominato emblematicamente “I hate Sonia Gandhi” lo ha subito riportato alle autorità che hanno poi provveduto a contattare Google.

Il risultato è che Rahul Krishnakumar Vaid è stato arrestato dalla polizia indiana grazie alle informazioni fornite dal motore di ricerca ed è stato condannato secondo la legge che regolamenta la pubblicazione di materiale in formato elettronico. Trattasi di una vicenda non troppo dissimile dalle analoghe situazioni vissute dai grandi motori in Cina, il che pone la questione in cima alla lista dei problemi che i grandi gruppi internazionali debbono affrontare dal momento in cui escono dalle realtà occidentali all’interno delle quali sono nati, sono cresciuti e si sono imposti.

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