I drive SSD consumano meno. O forse no

Gli hard disk SSD rappresentano indubbiamente il futuro dell'archiviazione dei dati, ma secondo alcuni test condotti dal team di Tom's Hardware, non offrono attualmente benefici in tema di consumo energetico rispetto ai drive convenzionali
Gli hard disk SSD rappresentano indubbiamente il futuro dell'archiviazione dei dati, ma secondo alcuni test condotti dal team di Tom's Hardware, non offrono attualmente benefici in tema di consumo energetico rispetto ai drive convenzionali

I dischi allo stato solido (SSD) sono oggi acclamati come la miglior soluzione possibile per i computer portatili, coniugando al meglio performance velocistiche e ridotti consumi energetici; il fatto di non possedere parti meccaniche in movimento permetterebbe infatti a tali dispositivi di accedere ai dati più velocemente e di ridurre il consumo di energia rispetto ai drive convenzionali. Alcuni test condotti dal team di Tom’s Hardware hanno però messo fortemente in discussione tale visione: se da un lato i dischi SSD più recenti offrirebbero in effetti ottime performance velocistiche (specialmente per quanto riguarda la velocità di accesso ai dati), dall’altro non risulterebbero efficaci nel contribuire ad aumentare l’autonomia dei computer portatili, anzi, il loro consumo medio risulterebbe superiore a quanto registrato dagli hard disk convenzionali da 2,5 pollici.

Il test è stato condotto paragonando le prestazioni di quattro differenti hard disk SSD con un disco rigido convenzionale, nella fattispecie l’Hitachi Travelstar 7K200 da 200 Gb (7,200 RPM). I dati forniti da Mobilemark 07 parlano chiaro: nessuno dei dischi allo stato solido presi in considerazione nel test è stato in grado di garantire l’autonomia ottenuta utilizzando l’hard disk Hitachi.

Come si spiega il risultato e come mai i dischi SSD sembrano sulla carta garantire consumi decisamente inferiori rispetto a quanto rilevato dal test? La spiegazione si baserebbe sul fatto che i consumi degli hard disk SSD si riferiscono generalmente allo stato di idle, situazione nella quale il loro dispendio energetico risulta paragonabile ai dischi tradizionali. Se però quest’ultimi raggiungono il loro picco massimo di consumo energetico solamente quando sono a pieno carico (situazione che avviene di norma raramente), consumando di norma poco più di quanto accade in stato di riposo, i dischi SSD sembrerebbero invece disporre di soli due stati: attivo o in idle. «Quindi, mentre gli hard disk convenzionali riescono ad operare con poca energia nel momento in cui sono richiesti piccoli movimento – come ad esempio durante l’accesso sequenziale dei dati – i drive flash non fanno altrettanto», scrivono Patrick Schmid e Achim Roos nell’articolo di Tom’s Hardware. «Essi lavorano costantemente a potenza piena quando in uso e di conseguenza passano più tempo nello stato di massimo consumo energetico rispetto ai drive convenzionali».

In conclusione, i risultati del test mostrerebbero in maniera insindacabile come la durata della batteria non migliori con l’utilizzo dei drive SSD, anzi, la maggior parte dei drive attualmente in produzione contribuirebbe a scaricarla ancora più velocemente. Secondo gli autori dell’articolo, i diversi vendor che consigliano l’adozione di hard disk SSD al fine di ottimizzare i consumi dei laptop, o non li hanno mai provati di persona o mentono spudoratamente.

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