Ci sono 5 motivi per non comprare un iPhone

Free Software Foundation ha da poco aspramente critica il nuovo modello di smartphone commercializzato da Apple da poche ore. Secondo la fondazione, il dispositivo impedirebbe una diffusione libera dei formati aperti, ostacolando inoltre il loro progresso
Free Software Foundation ha da poco aspramente critica il nuovo modello di smartphone commercializzato da Apple da poche ore. Secondo la fondazione, il dispositivo impedirebbe una diffusione libera dei formati aperti, ostacolando inoltre il loro progresso

A poche ore dalla sua commercializzazione internazionale, l’iPhone 3G non ha solamente raccolto critiche positive per le innovazioni apportate da Apple, ma anche considerazioni molto scettiche e contrarie all’arrivo del nuovo dispositivo. Tra i maggiori critici spicca la Free Software Foundation (FSF) che, attraverso il suo blog ufficiale, ha diffuso un intervento sul tema dall’eloquente e inequivocabile titolo «5 reasons to avoid iPhone 3G [Cinque motivi per evitare l’iPhone 3G]». Con pochi punti, semplici e chiari, la fondazione per il software libero spiega perché lo smartphone prodotto da Apple non rientri in una vera filosofia tecnologica aperta e non vada dunque acquistato.

In prima istanza, secondo la FSF, il nuovo iPhone blocca completamente la diffusione del software libero. Per poter diffondere i loro applicativi, gli sviluppatori devono pagare una tassa ad Apple, che diviene quindi l’unico referente in grado di decidere cosa possa essere caricato o meno sullo smartphone. L’osservazione della FSF sembra, però, contraddire in parte le dichiarazioni rilasciate nelle ultime settimane da Apple, tese a garantire la diffusione senza costi per gli sviluppatori degli applicativi distribuiti in maniera gratuita agli utenti tramite AppStore.

Il secondo motivo per il quale non andrebbe acquistato un iPhone è legato all’annosa questione del Digitatl Restrictions Management. Come gli iPod, infatti, anche il nuovo iPhone supporta e sostiene i file protetti da DRM, soluzione tecnologica da sempre avversata dalla Free Software Foundation. Terzo, avere un iPhone in tasca equivale secondo la FSF ad avere una piccola spia, uno strumento che fornisce continuamente informazioni sulle nostre abitudini a terzi senza alcuna esplicita autorizzazione.

Il quarto punto interessa nuovamente i file multimediali: nonostante sia estremamente recente, il dispositivo di Apple non supporta in alcun modo la lettura dei formati aperti e liberi da DRM come Ogg Vorbis e Theora. Una condizione che impedirebbe agli utenti di utilizzare lo smartphone con soluzioni tecnologiche differenti da quelle proprietarie. Infine, il quinto motivo per non acquistare un iPhone è che «non è l’unica opzione. Ci sono migliori alternative all’orizzonte per rispettare la tua libertà, non essere spiato, riprodurre file multimediali liberi e consentirti di utilizzare software libero, come FreeRunner».

L’attacco a muso duro della FSF non interessa unicamente l’iPhone, ma anche il CEO di Apple Steve Jobs. Secondo la fondazione infatti, Jobs sarebbe un «piazzista non soddisfatto dagli affari derivati dall’aver veicolato il software proprietario e la tecnologia DRM nelle vostre case» e quindi determinato a portare il medesimo modello anche nelle tasche dei suoi clienti. Per la FSF l’iPhone costituirebbe una vera e propria prigione, testimoniata dall’estrema chiusura dell’intero disponibile, impenetrabile per effettuare qualsiasi modifica, come la semplice sostituzione della batteria. Una cella a tenuta stagna in grado di isolare ogni singolo utente, portato a utilizzare uno strumento semplice, ma destinato a isolarlo dalla conoscenza e dalla condivisione della tecnologia.

Nel corso delle ultime ore qualche dura presa di posizione contro il dispositivo di Apple è giunta anche in ambiente italiano. Attraverso le pagine del quotidiano Il Sole 24 Ore, Mario Cianflone non ha lesinato affilate stilettate nei confronti del nuovo iPhone 3G, ironicamente definito “miracoloso” sulla base della frenesia di questi giorni. Il giornalista sottolinea come buona parte delle funzioni decantate nel dispositivo della mela siano, in realtà, gia disponibili da tempo e senza particolare clamore sugli altri smartphone, che non hanno però mai beneficiato della medesima esposizione mediatica dell’iPhone: «Già, perché non basta il fatto – mirabile – che naviga su Internet e fa ascoltare le canzoni. Eh sì, anche milioni di altri cellulari e smartphone lo fanno. Da anni, da sempre. Senza clamore. Senza i riflettori puntati e strilli in prima pagina. E lo fanno anche molto bene, persino senza trasformare gli utenti in schiavi felici di iTunes, ma caricare una canzone sul cellulare non è trendy se lo si fa trascinando il file Mp3 con il mouse di un volgare personal computer, magari – orrore e raccapriccio – con Windows. Molto meglio, molto più cool, è usare gioiosamente software-negozio della Mela».

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