Murdoch si dice pessimista su Microhoo

Rupert Murdoch entra di soppiatto nell'intricata questione Microhoo e lancia un sasso senza nascondere la mano: l'affare non si farà. Le sue dichiarazioni, però, potrebbero sortire un effetto inverso. E non è detto che la cosa non sia voluta
Rupert Murdoch entra di soppiatto nell'intricata questione Microhoo e lancia un sasso senza nascondere la mano: l'affare non si farà. Le sue dichiarazioni, però, potrebbero sortire un effetto inverso. E non è detto che la cosa non sia voluta

Parafrasando il testo di una canzone di pochi anni or sono, si potrebbe dire che le sue parole «sono sassi, precisi, aguzzi, pronti da scagliare»: Rupert Murdoch, l’uomo dell’impero News Corp, da tempo gravita attorno all’affare Microhoo pronto ad entrare nella trattativa se solo qualche spiraglio dovesse sfuggire alle parti in causa. È stato più volte accostato a Microsoft nei suoi tentativi di scalata, ma è stato altresì affiancato a Google nel momento in cui AOL sembrava voler dire la propria. Ora Murdoch torna sull’argomento e, ancora una volta, le sue parole sono sassi, precisi, aguzzi, pronti da scagliare.

Il momento è delicato: entro poche settimane Jerry Yang dovrà sottostare al giudizio degli azionisti ed il suo operato (in primis la decisione di respingere l’offerta di Redmond) sarà passato al vaglio con una decisione “dentro o fuori” in cui Icahn spera di piazzare qualcuno dei suoi. In questo equilibrio precario si inseriscono più voci: Microsoft, prima, a schierarsi dalla parte di Icahn. Eric Schmidt poi, a schierarsi con Yang. Ora è il turno di Murdoch, anche se la sua posizione va presa in esame senza dare troppo per scontato quelle che possono esserne le conseguenze.

Dice testualmente Murdoch immediatamente dopo aver smarcato il proprio gruppo da un eventuale interessamento nell’affare: «Non ci sarà nessun accordo. Hanno cattivi rapporti […] In sei mesi, (Microsoft) se ne andrà». Una dichiarazione di questo tipo sembra voler dar adito soprattutto al pessimismo nei confronti dell’operazione, ma le conseguenze di tali parole potrebbero però essere del tutto contrarie. In questi giorni, infatti, l’andamento in borsa del titolo Yahoo è stato pesantemente condizionato dalle voci che vedono Microsoft allontanarsi un giorno e riavvicinarsi quello successivo. La volatilità del titolo è estrema, e se gli azionisti crederanno alle parole di Murdoch allora una nuova vendita in massa renderà ancor più evidenti le perdite (e, per contrasto, tutto il vantaggio che l’opzione Microsoft può rappresentare per l’azionariato).

Il sillogismo potrebbe essere nascosto, ma non difficile: Murdoch si dice pessimista, le azioni scendono, gli azionisti votano contro Yang per tornaconto personale, ed ecco che l’affermazione iniziale si smentisce in automatico. Difficile, dunque, capire le reali intenzioni di Murdoch: vera sensazione o mero calcolo? Le sue parole sono in ogni caso sassi. Macigni.

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