Microsoft mostra a tutti l'esperimento Mojave

Microsoft ha reso pubblici, dandone una veste smaccatamente promozionale, i risultati del Mojave Experiment in cui l'inesistente "Windows Mojave" è stato giudicato positivamente da utenti inconsapevoli di essere in realtà di fronte a Windows Vista
Microsoft ha reso pubblici, dandone una veste smaccatamente promozionale, i risultati del Mojave Experiment in cui l'inesistente "Windows Mojave" è stato giudicato positivamente da utenti inconsapevoli di essere in realtà di fronte a Windows Vista

Sapiente operazione pilotata, intelligente manovra, mera finzione: il “Mojave Experiment” rimarrà un mistero per molti, ma la cosa certa è che il risultato è stato raccolto in pieno. Microsoft è infatti riuscita a tirare le attenzioni sul progetto, ha fatto parlare e discutere per qualche giorno, ora si è presentata con un sito ad hoc ed ha messo in chiaro le immagini di ciò che i più scettici non riuscivano a credere: è possibile stupirsi per Windows Vista.

L’idea Microsoft, più volte espressa anche da Ballmer, è che Vista sia stato sottovalutato. Un’opera negativa di comunicazione ne ha messa in cattiva luce l’aura e Vista fin dall’inizio è stato giudicato più per i problemi raccolti per la strada che non per i vantaggi indiscutibili introdotti rispetto ad XP. Nel momento in cui il sistema operativo deve cambiar marcia e iniziare con decisione la sostituzione di XP, però, inizia a sentirsi sempre più stringente la necessità di promuovere l’immagine del sistema operativo per far capire che è cosa buona e giusta convertirsi subito a Vista senza attendere Windows 7.

Il Mojave Experiment nasce da questa idea: gli utenti che criticano Vista spesso non lo conoscono e si affidano ad un giudizio condiviso e privo di basi logiche o esperienza diretta. Microsoft avrebbe così messo davanti a telecamere nascoste una serie di utenti ai quali è stato chiesto un parere su Vista. Quindi è stato mostrato loro il “prossimo” Windows, nome in codice Mojave (decine di video sono disponibili in brevi spezzoni dimostrativi). Lo stupore di tutti di fronte alle innovazioni introdotte si è spento nel momento in cui veniva comunicato ai tester il fatto che Mojave altro non è se non proprio Windows Vista. A questo punto scaturisce lo stupore e l’effetto promozionale è ottenuto.

Mojave Experiment

Al termine dell’esperimento (la cui conduzione è trasparente solo in parte, in quanto se ne conoscono gli strumenti ma non i dettagli del modus operandi) il risultato è dunque quello desiderato. Se prima di vedere “Mojave” il voto per Vista era 4.4, dopo il test il voto era di 8.4. Dalla piena insufficienza alla promozione, il tutto con tanta rapidità da scaturire in certi casi in quel sommesso “wow” a cui Microsoft anelava fin dal principio.

L’esperimento, a scanso di equivoci, è stato condotto su un HP Pavilion DV2500 con 2Gb di RAM e Intel Core 2 Duo CPU T7500 @ 2.20GHz. La versione di Vista mostrata è stata la Ultimate. Ora Chris Flores riporta su Windows Vista Blog: «qualcuno ci chiede se Mojave è il grande progetto di marketing su cui stiamo lavorando. Non lo è. Il Mojave Experiment è solo questo: un esperimento condotto al volo che ha portato a risultati interessanti».

I video mostrati sul sito sono in effetti esplicativi, sebbene la trasparenza degli stessi non possa essere avvalorata. Anzi, il taglio delle immagini è spesso sospetto, tale da far credere ad un progetto molto poco sperimentale e del tutto progettato a fini di marketing. Un dettaglio non indifferente, inoltre, è nel fatto che mojaveexperimenti.com è stato predisposto con tecnologia Flash piuttosto che Silverlight, il che suggerisce la volontà di una massima esposizione possibile a discapito di una possibile buona occasione per promuovere il proprio anti-Flash.

Qualunque sia il movente, in ogni caso, il risultato è evidentemente conseguito: il Mojave Experiment ha fatto parlare di Vista e per una volta il sistema operativo è passato dalla parte dei “buoni”. E non finisce qui: il sito ufficiale già promette che l’esperimento è destinato a continuare. Per ora diventa però un semplice spot, già disponibile su YouTube sotto il tormentone di un ripetuto «really?»

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