Timori per il patto mondiale anti-pirateria

Continua il braccio di ferro tra gli attivisti digitali e l'amministrazione Bush; si richiede una maggiore trasparenza per quanto riguarda la definizione dell'accordo internazionale per sconfiggere il traffico mondiale di merci false e pirata
Continua il braccio di ferro tra gli attivisti digitali e l'amministrazione Bush; si richiede una maggiore trasparenza per quanto riguarda la definizione dell'accordo internazionale per sconfiggere il traffico mondiale di merci false e pirata

Stati Uniti, Giappone e Unione Europea, stanno lavorando assieme ad altri dieci paesi per definire un accordo internazionale mirato a sconfiggere il traffico mondiale di merci false e pirata. L’operazione non sembra però avvenire con la dovuta trasparenza, motivo per cui gli attivisti per i diritti digitali si sono mobilitati intentando una causa contro l’amministrazione Bush; si teme che le autorità doganali introducano l’obbligo di analizzare Pc portatili e lettori mp3 in cerca di file scaricati illegalmente.

Alcune parole rassicuranti sono comunque pervenute attraverso la voce di Stanford McCoy dell’Office of U.S. Trade Representative for Intellectual Property and Innovation, il quale ha precisato: «garantire alle autorità di frontiera quel genere di autorità non comporta assolutamente l’obbligo di perquisizione dei lettori musicali o dei Pc dei viaggiatori».

Pericolo sventato? Non è dato sapersi con certezza, poiché la definizione dell’accordo sembra procedere nel più assoluto silenzio, senza lasciar trapelare alcun dettaglio. I gruppi per i diritti digitali Public Knowledge e Electronic Frontier Foundation, intendono pertanto costringere l’Office of U.S. Trade Representative a rendere trasparenti le misure che saranno contenute nell’accordo; «non sappiamo cosa stanno facendo, […] fanno tutto in segreto», ha dichiarato preoccupato Art Brodsky, portavoce di Public Knowledge.

Sarà la città di Tokyo a ospitare il terzo round dei colloqui, con l’obiettivo di concludere l’accordo entro la fine dell’anno

Secondo McCoy, il problema verterebbe sulla «violazione su larga scala della proprietà intellettuale, che spesso coinvolge il crimine e costituisce una minaccia alla salute e alla sicurezza». La piaga della pirateria è ben conosciuta anche da società del calibro di Microsoft, la quale ha annunciato l’intenzione di ridurre drasticamente i prezzi dei suoi prodotti in territorio cinese, paese ove la pirateria rappresenta un fenomeno dilagante. La prima offerta riguarderà il prezzo di Office Home and Student Edition, che passerà dagli attuali 699 yuan (102 dollari) a 199 yuan (29 dollari). La promozione, che sarà resa effettiva lunedì prossimo, non è che una delle tante offerte che Microsoft intende proporre all’interno del mercato cinese.

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