Googlehoo non s'ha da fare

L'accordo tra Google e Yahoo non s'ha da fare. Le pressioni dell'antitrust mandano in fumo i progetti dei due gruppi e l'ombra di Microsoft torna a fare capolino: le azioni YHOO volano in borsa e Carl Icahn non fa mistero delle proprie intenzioni
L'accordo tra Google e Yahoo non s'ha da fare. Le pressioni dell'antitrust mandano in fumo i progetti dei due gruppi e l'ombra di Microsoft torna a fare capolino: le azioni YHOO volano in borsa e Carl Icahn non fa mistero delle proprie intenzioni

La partnership tra Google e Yahoo è finita prima ancora di iniziare. Il rapporto platonico tra le parti è durato il tempo di un’estate, ma l’autunno aveva segnato i primi problemi e le parti hanno convenuto sull’impossibilità di un futuro insieme. Un post firmato David Drummond, Chief Legal Officier di Google, sancisce le irrevocabili decisioni prese a Mountain View ripercorrendo le tappe di questa complicata partnership: l’entusiasmo iniziale, le pressioni ed i rinvii, quindi l’odierna interruzione odierna.

Drummond ha ricordato come le parti si siano avvicinate inizialmente lo scorso Giugno, per poi rinviare ogni attuazione degli accordi onde aspettare che tutte le parti interessate si fossero pronunciate sulla bontà dell’operazione. Avendo respirato un certo scetticismo, poi, Google rinviò ulteriormente l’inizio delle operazioni in modo che l’antitrust statunitense potesse indagare a fondo sui problemi che una collaborazione tra i due maggiori player avrebbe comportato sul mercato.

Nelle ultime ore si era palesata l’impossibilità di giungere ad una qualche soluzione positiva: l’ultima proposta di “Googlehoo” non ha suscitato gli entusiasmi delle istituzioni ed è parso immediatamente chiaro come non vi sarebbe stato spazio per ulteriori rilanci. Così è stato: Drummond ha spiegato sul blog ufficiale del gruppo come una battaglia legale con l’antitrust non sarebbe stata cosa praticabile negli interessi del gruppo e, mutando le condizioni iniziali, il tutto va a monte lasciando sulla strada solo un certo rammarico per l’occasione perduta. Google, infatti, ricorda ancora una volta come l’accordo non avrebbe penalizzato né concorrenza né advertiser, ma cede al cospetto dell’impossibilità di un accordo con i controllori.

«Il successo di Google continuerà a dipendere dalla capacità di rimanere focalizzati su ciò che il gruppo sa far meglio: creare prodotti utili per i nostri utenti e partner». A Mountain View, insomma, si guarda già avanti. A Sunnyvale, invece, si guarda indietro: lo scorso 1 Febbraio Microsoft aveva avanzato una importante offerta d’acquisto e, nonostante l’affare fosse stato stracciato da un Jerry Yang imperterrito nel voler salvaguardare l’integrità della propria azienda, nuovi spazi potrebbero riaprirsi per un nuovo incontro con Steve Ballmer.

Un primo indizio è nelle parole di Carl Icahn: dopo mesi di silenzio, dall’interno del Board Icahn è tornato ad auspicare un avvicinamento a Microsoft intravedendo quantomeno la possibilità di un accordo relativo specificatamente al comparto della ricerca. Icahn non spera in una nuova offerta per una acquisizione completa del gruppo (i noti problemi dell’economia non sembrano lasciar spazio ad una manovra simile), ma Yahoo rimane un motore appetibile per Microsoft e dunque un nuovo avvicinamento potrebbe ancora essere fattibile. Lo aveva detto anche Ballmer nelle scorse settimane, e nonostante le smentite ufficiali era chiaro il fatto che una linea di dialogo fosse rimasta aperta nonostante tutto.

Un secondo indizio arriva dalla borsa: il giorno post-Obama si chiude in pesante negativo scontando gli eccessivi ottimisti che solo 24 ore prima avevano causato il forte rialzo degli indici. Solo un gruppo si salva nell’ultima seduta: mentre tutti i titoli tecnologici perdono quote nell’ordine del 3-4%, YHOO sale in modo clamoroso, tornando sopra quota 14 dollari dopo aver aleggiato per giorni attorno ai 12 dollari. La borsa, insomma, ci crede: Microsoft potrebbe riproporre un qualche accordo (partnership o acquisizione) e nel breve periodo il gruppo potrebbe trovarne forte giovamento. Anche perchè se accordo non fosse, per Yahoo si aprirebbe un periodo di difficoltà eccessivamente pericoloso e, a questo punto, Microsoft potrebbe essere la soluzione “meno peggiore”.

Il terzo indizio è dettato da una sensazione latente che vede quasi come ineluttabile un accordo tra le parti. Sensazione che, però, si è fatta talmente tangibile da meritare addirittura una smentita ufficiale: Jerry Yang non sta per lasciare il proprio gruppo, le parti non sono vicine alla chiusura di un qualche accordo, le voci non descrivono una situazione pronta a concretizzarsi. Smentite, insomma, anche le cifre che vedevano le azioni Yahoo quotate tra 17 e 19 dollari: Microsoft rimane per il momento una entità separata e concorrente.

La situazione, dopo mesi di stallo, sembra giunta ad una nuova improvvisa fiammata. La separazione da Google lascia Yahoo alla mercé di se stessa e Microsoft potrebbe cogliere l’occasione per trattare quello che, alla luce dell’offerta miliardaria di inizio anno, potrebbe configurarsi come un ghiotto affare.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti