Un utente su due soffre la tecnofobia

Un sondaggio effettuato negli Stati Uniti fa emergere come la tecnologia crei problemi almeno a metà dei suoi utilizzatori e come questi non riescano a risolverne i problemi o a capire il perchè delle soluzioni che vengono loro suggerite
Un sondaggio effettuato negli Stati Uniti fa emergere come la tecnologia crei problemi almeno a metà dei suoi utilizzatori e come questi non riescano a risolverne i problemi o a capire il perchè delle soluzioni che vengono loro suggerite

Il tecno-stress o la tecno-fobia data dal malfunzionamento degli oggetti tecnologici è con tutta evidenza una caratteristica endemica dell’era moderna. Ora uno studio Pew Research Center’s Internet & American Life Project condotto su 2.054 adulti mira a fornire dei numeri oggettivi sui malfunzionamenti e sulle relative risposte degli utenti agli errori della tecnologia.

I dati che escono fuori sono incoraggianti per chi si sente frustrato da una tecnologia che sembra rivoltarsi sempre contro (mostrano che, se non altro, non si è soli) ma scoraggianti per chi guarda al business tecnologico e ci legge l’incapacità delle aziende di mettere a punto strumenti davvero utilizzabili da chiunque.

Almeno metà degli statunitensi (popolo mediamente più tecnologico del nostro) hanno bisogno di un aiuto per la prima accensione di un nuovo device e molti di più necessitano di un aiuto esterno in caso di problemi tecnici. Chi trova in se stesso il modo di superare le difficoltà tecnologiche è solo il 28%, più che altro uomini. Di quelli che cercano assistenza, poi, il 38% lo fa rivolgendosi a chi di dovere mentre il 15% chiama un amico o un familiare e solo il 2% va online.

La tecnologia ha però responsabilità proprie in una fenomenologia simile. Il 44% di chi ha una connessione casalinga ha infatti dichiarato che il servizio ha risentito di problemi nel corso dello scorso anno e il 39% di chi possiede laptop o desktop computer anche ha avuto problemi nei passati 365 giorni. Solo il 29% ha avuto problemi con i telefoni cellulari e il 15% con lettori mp3 (sui quali chiaramente troneggia l’iPod).

Al momento poi di ricorrere alle riparazioni sono però i telefoni cellulari i device meno riparabili (nel 23% dei casi) seguiti dai computer (19% dei casi) e dalle connessioni (7% dei casi). E comunque anche nei casi in cui si arrivi ad una riparazione, il 40% sostiene di sentirsi confuso dalle informazioni che si ricevono e il 48% si fa scoraggiare dallo sforzo necessario.

«Il problema è che un gadget o un servizio può diventare popolare prima che la tecnologia alla sua base sia ben compresa dall’utente medio» spiega Sydney Jones, co-autore del report.

Lo studio infine smentisce anche la credenza comune che i giovani risolvano meglio i problemi tecnologici. Secondo Pew Research,infatti, essi non sarebbero più propensi a risolvere problemi, ma avrebbero un atteggiamento più ottimistico nei confronti dei problemi che si presentano. In tale categoria poi gli uomini sarebbero più tecno-fiduciosi delle donne, anche se non di molto (76% contro 68%).

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