Ricardo Franco Levi fa un passo indietro

Un comunicato pubblicato sul sito del PD mette in luce il passo indietro dell'on. Levi relativamente al contestato progetto di legge che prevede la registrazione dei blog apportando ambigue definizioni degli stessi. Levi intende aprirne una discussione
Un comunicato pubblicato sul sito del PD mette in luce il passo indietro dell'on. Levi relativamente al contestato progetto di legge che prevede la registrazione dei blog apportando ambigue definizioni degli stessi. Levi intende aprirne una discussione

Un sollecito comunicato ufficiale è la prima risposta di “Ricky Levi” (Partito Democratico) alle polemiche piovute sul web al testo “ammazza blog” (compreso all’interno di un più complesso intervento sul mondo dell’editoria) che da più parti è stato messo alla berlina per alcune difformità emerse nel testo dopo mesi di discussione in merito. Il passato non aveva infatti giovato alle proposte di Levi, il quale aveva ripresentato nelle sedi istituzionali lo stesso impianto un anno prima: stessa struttura e stessi vizi, soprattutto, soprattutto nello specifico della definizione dei blog che richiedono la registrazione presso il famigerato ROC.

Ricardo Franco Levi spazza anzitutto il campo da possibili fraintendimenti. La rete è e deve rimanere libera: «La rete come spazio di libertà e opportunità di sviluppo, come ineguagliabile strumento, sotto qualsiasi latitudine e regime, per il libero scambio di informazioni ed opinioni e come potente mezzo per la crescita economica, di singole imprese e dell’intera società. Queste sono le convinzioni con le quali ci siamo avvicinati al mondo di internet quando, col passato governo e nella passata legislatura, ci siamo messi al lavoro per avviare l’editoria italiana ad una riforma non più rinviabile nel tempo e tale da consentirle di rispondere in modo efficace alle sfide del nostro tempo». Poi la risposta alle polemiche, giunte peraltro anche al megafono popolare rappresentato da Beppe Grillo: «Si tratta di paure totalmente infondate».

Levi, pur rigettando ogni accusa sul proprio disegno di legge, intende fare un passo nella direzione di chi ha contestato la sua iniziativa: «[…] penso che si possa serenamente convenire sull’utilità di un pausa di riflessione. Dal mondo (e penso ai passi avanti che sono stati fatti per il riconoscimento dei diritti d’autore sui brani musicali e sui libri scaricati da internet, ai tanti esempi di operatori che hanno cancellato dai loro siti notizie risultate errate o offensive, alle relazioni tra le maggiori imprese della rete e le autorità antitrust per contemperare i valori della libera iniziativa e dell’apertura dei mercati) ci arrivano, sempre più numerosi, i segnali di una rete che, senza perdere in libertà, trova le forme di una matura e condivisa responsabilità. Sono fiducioso che, a partire da questi segnali, sia possibile trovare un’intesa che consenta a tutti di trarre il meglio dalle opportunità offerte da internet».

Criptica, ma promettente, la chiosa: «Discuteremo insieme se e come riempire quel vuoto». Sulle modalità e gli attori di tale dibattito tutto è ancora da verificare, ma il primo passo è compiuto: il “progetto di legge” andrà avanti senza i contestati riferimenti al web.

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