Un brevetto italiano minaccia OpenMoko

Neanche il software open source è al riparo dalle rivendicazioni dei licenziatari di brevetti. È il caso di Openmoko, accusata di violare un brevetto sul formato MP3. A dichiararsi parte lesa è Sisvel, società italiana non nuova a questo tipo di azioni
Neanche il software open source è al riparo dalle rivendicazioni dei licenziatari di brevetti. È il caso di Openmoko, accusata di violare un brevetto sul formato MP3. A dichiararsi parte lesa è Sisvel, società italiana non nuova a questo tipo di azioni

Openmoko, società che produce il telefono open source Freerunner, ha in fretta e furia rimosso dal proprio sito web tutte le immagini firmware del proprio software a causa di una ipotizzata violazione di brevetto. La licenza infranta riguarderebbe i formati MP2 e MP3, di cui il software che equipaggia il famoso telefoninux non è in grado di effettuare la riproduzione multimediale, ma che comunque contiene parti di codice che a questi formati fanno riferimento.

Le accuse arrivano dall’italiana Sisvel, detentrice di alcuni brevetti su diversi formati di ampio utilizzo. La Sisvel non è nuova a questo tipo di operazioni ed è già arrivata agli onori della cronaca per una precedente vicenda che ha visto salire sul banco degli imputati i lettori MP3 prodotti da Sandisk. Il precedente caso aveva addirittura visto i lettori MP3 di quest’ultima sequestrati insieme allo stand durante una fiera IFA tenutasi nel 2006 a Berlino. La disputa tra Sisvel (tramite la sua controllata statunitense Audio MPEG) e Sandisk si risolse l’anno successivo con l’acquisto da parte di Sandisk delle licenze necessarie per l’utilizzo dei brevetti detenuti da Sisvel.

Un episodio simile, ma con finale diverso, era invece capitato al Cebit di quest’anno, quando sempre Sisvel aveva chiesto alla polizia di sequestrare un telefono prodotto dalla cinese Meizu per la sospetta violazione del medesimo brevetto. Le indagini poi rilevarono come il telefonino cinese fosse invece pienamente in regola.

Nel caso di Openmoko non è ancora chiaro come Sisvel intenda muoversi. I dirigenti di Openmoko sollevano qualche dubbio sull’effettiva violazione dei brevetti, ma hanno comunque preferito rimuovere tutti i download incriminati e gli sviluppatori stanno già lavorando per assemblare un nuovo firmware privo del codice sotto accusa. Il telefonino open source si dichiara da sempre libero da ogni problema di proprietà intellettuale ed utilizza solo software libero da ogni brevetto, anche al costo di rinunciare alle tecnologie all’ultimo grido. A differenza degli altri casi affrontati da Sisvel, quello di Openmoko sembra quindi prospettarsi con un incidente di percorso che troverà soluzione con l’eliminazione dei componenti a rischio brevetti, piuttosto che con il pagamento delle necessarie royalties.

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