Ballmer testimonierà sull'affaire Vista Capable

Un giudice federale ha imposto a Steve Ballmer di fornire una deposizione sulla vicenda legata alla campagna "Vista Capable". La Corte vuole capire se davvero il successore di Gates fosse all'oscuro dell'intera operazione commerciale per Vista
Un giudice federale ha imposto a Steve Ballmer di fornire una deposizione sulla vicenda legata alla campagna "Vista Capable". La Corte vuole capire se davvero il successore di Gates fosse all'oscuro dell'intera operazione commerciale per Vista

Steve Ballmer dovrà testimoniare nella class action intentata oltre un anno fa contro Microsoft per l’intricata vicenda della ambigua campagna di marketing “Vista Capable”. La decisione è stata comunicata dal giudice federale che si sta occupando dalla vicenda e potrebbe presto portare alla sbarra dei testimoni il CEO del colosso dell’informatica, da sempre dichiaratosi estraneo ai fatti. Una posizione duramente contestata dall’accusa e ritenuta poco credibile anche dai magistrati, interessati a scoprire se Ballmer sia stato davvero estraneo alle politiche di marketing adottate per promuovere Windows Vista.

Il giudice federale Marsha Pechman ha così deciso di chiamare a testimoniare Steve Ballmer entro un mese dalla notifica, attraverso una deposizione che non potrà superare le tre ore di durata. Una svolta importante per l’accusa, secondo la quale Microsoft avrebbe sostanzialmente mentito ai suoi clienti, apponendo il marchio “Vista Capable” anche sui dispositivi equipaggiati con un hardware insufficiente per gestire appieno le nuove funzionalità offerte dal sistema operativo.

Attraverso un portavoce, la società di Redmond ha confermato l’intenzione di impugnare la decisione della Corte, sottraendo così Ballmer dall’onere della deposizione. L’esito dell’operazione appare, però, molto incerto: durante il mese di ottobre i legali di Microsoft avevano già cercato di scongiurare un coinvolgimento diretto del CEO succeduto a Bill Gates, sostenendone la completa estraneità al programma “Vista Capable” avviato nel 2006 da uno specifico team di manager della società.

Guidato probabilmente dai legali di Redmond, Ballmer aveva completamente avvallato le tesi della difesa, dichiarando di non essersi mai interessato in prima persona dei bollini della discordia apposti sui dispositivi in grado di supportare Vista. «Non sono stato coinvolto in nessuna delle decisioni legate al programma Windows Vista Capable. Non sono stato coinvolto nelle decisioni tese a stabilire i requisiti dei computer adatti per il programma Windows Vista Capable. Non sono stato coinvolto nella creazione di alcuna strategia di marketing o di comunicazione pubblica legata al progamma Windows Vista Capable» aveva affermato Steve Ballmer, negando fermamente un suo coinvolgimento nella vicenda.

Stando alle informazioni fornite da Microsoft, i due principali responsabili della campagna legata a Vista furono i dirigenti esecutivi Jim Allchin e Will Poole, fuori dalla compagnia rispettivamente dal gennaio 2007 e dallo scorso settembre. Ballmer avrebbe dunque delegato l’intero processo decisionale per Vista Capable ai due manager, senza occuparsi in prima persona delle loro attività. Per questo motivo, secondo i legali di Redmond, una deposizione al processo da parte di Ballmer non aggiungerebbe nulla di nuovo a quanto già emerso attraverso le dichiarazioni giurate di Allchin e Poole.

La tesi della difesa è fortemente contestata dai promotori della causa legale contro Microsoft. Secondo i legali dell’accusa, infatti, Ballmer non poteva non sapere quali fossero i piani per l’importante programma Vista Capable. Come riporta nella sua ricostruzione Gregg Keizer di ComputerWorld, Steve Ballmer avrebbe comunque ammesso di essersi interessato della questione durante una serie di comunicazioni con alcuni dei principali partner commerciali di Redmond come Intel e HP. Negli ultimi giorni del gennaio 2006, il CEO di Microsoft avrebbe parlato con l’amministratore delegato di Intel Paul Otellini a pochi giorni dall’avvio della campagna Vista Capable. Secondo l’accusa, i contatti tra i due sarebbero serviti per trovare un accordo sui vecchi e poco potenti chipset 915, infine catalogati come in grado di supportare il nuovo sistema operativo prodotto da Microsoft.

Un dettaglio non indifferente, che potrebbe consentire all’accusa di dimostrare come Ballmer fosse direttamente implicato nella controversa operazione di marketing. Se il CEO di Redmond dovrà infine presentarsi in aula, i legali dei promotori della causa avranno la possibilità di chiedere a Ballmer di rendere conto dei contatti intercorsi con Otellini e i top manager delle altre società partner di Microsoft. La deposizione del successore di Bill Gates potrebbe fornire nuovo materiale per terminare la prima fase conoscitiva dell’azione legale, preparando il terreno al processo vero e proprio previsto per i primi mesi del 2009.

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