WTO: la Cina deve affrontare la pirateria

Secondo il WTO, il governo di Pechino deve affrontare con maggiore rigore le problematiche legate alla pirateria. L'Organizzazione Mondiale del Commercio ha accolto le proteste degli USA, seriamente danneggiati dalle politiche sul copyright della Cina
Secondo il WTO, il governo di Pechino deve affrontare con maggiore rigore le problematiche legate alla pirateria. L'Organizzazione Mondiale del Commercio ha accolto le proteste degli USA, seriamente danneggiati dalle politiche sul copyright della Cina

La Cina deve affrontare con serietà e metodo l’annoso problema legato al dilagare della pirateria digitale. A sostenerlo è il WTO (World Trade Organization), che ha da poco accolto le richieste presentate dagli Stati Uniti, intenzionati a compensare le ingenti perdite economiche causate dalla mancanza di controlli da parte di Pechino su CD e DVD contenenti materiali copiati illegalmente. Secondo gli USA i danni derivanti dal traffico di software, musica e video piratati ammonterebbero a circa 4 miliardi di dollari.

Stando a quanto riferito dal WTO, la Cina starebbe infrangendo numerose regole non perseguendo con la dovuta attenzione gli autori dei reati e degli illeciti connessi alla pirateria. In numerosi casi, inoltre, il materiale sequestrato dalle autorità di Pechino sarebbe rapidamente reintrodotto sul mercato arrecando ugualmente danno ai detentori del diritto d’autore e delle proprietà intellettuali sui contenuti duplicati illegalmente. Una condizione tale da penalizzare fortemente le società statunitensi attive in Cina, costrette a confrontarsi con pratiche di mercato sleali e fuori dalla legalità.

La contraffazione delle merci e la diffusione di copie pirata di CD e DVD sono favorite dai blandi controlli delle autorità cinesi, che spesso non intervengono per sanzionare debitamente chi copia e rivende materiale protetto da copyright e marchi registrati. Secondo gli Stati Uniti, inoltre, numerosi pirati eviterebbero le sanzioni semplicemente mantenendo la loro produzione al di sotto delle 500 copie, soglia oltre la quale si rischiano sanzioni maggiormente pesanti da parte delle autorità di controllo.

Gli Stati Uniti contestano ormai da diversi anni la sostanziale noncuranza di Pechino verso i fenomeni legati alla pirateria. Nel corso del 2007, Washington aveva aperto alcuni negoziati con il governo cinese per risolvere definitivamente la questione, senza però giungere a un accordo di massima. La presa di posizione del WTO potrebbe ora consentire agli Stati Uniti di far valere con più forza le proprie ragioni.

La reazione di Pechino alle ultime decisioni dell’Organizzazione Mondiale del Commercio non si è fatta attendere. In un comunicato, il governo cinese ha confermato l’intenzione di intensificare i controlli per proteggere il diritto d’autore e i marchi registrati. «Così come stiamo rafforzando i diritti legati alla proprietà intellettuale nel nostro paese, continueremo a promuovere gli scambi e la cooperazione internazionale per il diritto d’autore e per uno sviluppo sano degli scambi commerciali su scala globale» ha dichiarato Yao Jian, portavoce del ministero del commercio cinese. Una presa di posizione accomodante e distante da alcune precedenti dichiarazioni molto ostili sulla questione. Nel comunicato il governo di Pechino ha comunque stigmatizzato le proteste degli Stati Uniti e le decisioni assunte sul caso dal WTO.

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