Assoprovider: La rete? Non la si disegna così

Assoprovider ha diramato un duro comunicato con il quale boccia totalmente le misure abbozzate da Gianpiero D'Alia, Gabriella Carlucci e Luca Barbareschi per regolamentare il rapporto tra cittadini e Web: gli ISP non siano i poliziotti della Rete
Assoprovider ha diramato un duro comunicato con il quale boccia totalmente le misure abbozzate da Gianpiero D'Alia, Gabriella Carlucci e Luca Barbareschi per regolamentare il rapporto tra cittadini e Web: gli ISP non siano i poliziotti della Rete

«La rete non si disegna così». Non impeccabile nella forma, ma sicuramente efficace nella sostanza: è questo il “claim” che Assoprovider utilizza per portare il proprio punto di vista ufficiale sui recenti fatti di cronaca che avevano visto la Rete nel mirino di alcuni provvedimenti legislativi tra i quali il noto emendamento D’Alia. Un punto di vista ufficiale da parte degli Internet Service Provider è il tassello che mancava al dibattito in corso: gli ISP sono stati infatti tirati in ballo con decisione dai provvedimenti legislativi abbozzati, ed ora è Assoprovider a mettere insieme le opinioni provenienti dal mercato su di un intervento politico già bocciato da più parti.

Il comunicato Assoprovider introduce, anzitutto, il contesto sul quale intende intervenire, precisando che non ci sia di mezzo soltanto l’emendamento D’Alia: «Negli ultimi mesi sono stati presentati diversi disegni di legge rivolti alla regolamentazione della rete: tutti sembrano sottintendere la scarsa conoscenza del mezzo e la sua colpevolizzazione insieme ad una una sorta di rinuncia a perseguire il vero colpevole dei reati commessi sulla rete. Ci riferiamo all’Emendamento D’Alia al Ddl sulla Sicurezza, al Ddl Carlucci e al Ddl Barbareschi. Le conseguenze derivanti dall’applicazione di tali disegni di legge sarebbero gravissime: perdita di diritti civili e costituzionali, adozione di pratiche di censura, obblighi identificazione preventiva, attribuzione di compiti di polizia ad entità private.».

Il comunicato entra quindi nel merito della discussione in atto: «A fronte di una appurata difficoltà nell’identificazione del responsabile del reato si rinuncia a cercarlo per scaricare tutte le responsabilità sul Provider che diviene contemporaneamente “sia la guardia che il ladro”: un’entità privata viene infatti investita, per giunta totalmente a sue spese, del ruolo di controllo dell’operato degli Utenti e contemporaneamente diventa corresponsabile delle violazioni commesse da altri. Per contro tali misure si rivelano del tutto inefficienti nel perseguire lo scopo che si prefiggono: infatti per sua stessa natura la rete internet consente sempre agli utenti la costruzione di meccanismi di elusione non appena esista anche un solo nodo fuori dal controllo del censore, figuriamoci quando i nodi fuori dal controllo sono quelli di intere nazioni. Ricordiamo che in Italia fino all’ultimo grado di giudizio tutti sono innocenti salvo sentenza passata in giudicato contraria e questo deve valere anche per i reati commessi su Internet: gli imputati non devono subire danni fino a quando non sono condannati in un regolare processo. Quando si tratta di internet sembra invece che le libertà fondamentali degli individui passino in secondo piano rispetto alla ricerca esasperata di un controllo che non si riesce ad ottenere. Il legislatore deve attivare gli strumenti e le norme che rendano la Società della Informazione non una formula vuota ma il modello della società del futuro, smettendo di far calare dall’alto norme che spesso denotano scarsa conoscenza degli argomenti trattati, ma coinvolgendo in modo permanente i cittadini e gli addetti ai lavori».

Riassumendo:

  • è sbagliato attribuire ad una azienda privata come un ISP la responsabilità di monitorare l’operato dei cittadini ed a maggior ragione è sbagliato attribuirvi un ruolo di corresponsabilità;
  • le misure previste sono del tutto inefficaci, soprattutto in ambito internazionale;
  • il giudizio deve giungere da un processo ed un ISP non può sostituirsi alle istituzioni annullando la presunzione di innocenza.

Il giudizio di Assoprovider, insomma, è completamente contrario alle leggi formulate ad oggi (non è citato l’intervento dell’on. Cassinelli, il quale gode pertanto per ora del beneficio della fiducia delle parti). Scontata, quindi, la chiosa della comunicazione diramata: «Assoprovider si opporrà come sempre ad ogni tentativo di attribuire agli Internet Service Provider il ruolo di Poliziotti della Rete. Ci auguriamo che i parlamentari sia del governo che dell’opposizione respingano questi disegni di legge che rischiano di far pervenire all’Italia provvedimenti in sede internazionale ed europea ed accuse di censura».

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