StumbleUpon si svincola da eBay

StumbleUpon ha trovato una separazione consensuale con eBay che riporta il piccolo gruppo allo status di startup. L'assenza di strategie di lungo periodo ha riportato il gruppo nelle mani dei fondatori originali. Ora per Skype potrebbe accadere lo stesso
StumbleUpon ha trovato una separazione consensuale con eBay che riporta il piccolo gruppo allo status di startup. L'assenza di strategie di lungo periodo ha riportato il gruppo nelle mani dei fondatori originali. Ora per Skype potrebbe accadere lo stesso

31 maggio 2007, eBay compra StumbleUpon per 75 milioni di dollari. 13 Aprile 2009, StumbleUpon torna ad essere una piccola startup indipendente desiderosa di investire per crescere. Il matrimonio tra le parti è durato due anni, ma non ha maturato alcunché: fin dalla prima ora non si capiva bene come e se StumbleUpon avrebbe potuto essere integrato nell’offerta eBay e a distanza di un biennio il punto interrogativo si dissolve in un nulla di fatto.

La peculiarità di StumbleUpon è in una toolbar che permette di segnalare contenuti interessanti alla community del sito. Grazie a tale community il servizio è in grado quindi di veicolare traffico e di diventare un importante hub della Rete. Ai tempi dell’acquisizione oltre 2 milioni di utenti gravitavano già attorno alla toolbar del servizio, ma dopo l’acquisizione non è avvenuta l’esplosione che ci si attendeva: gli investimenti sono stati scarsi o nulli ed eBay non è riuscito a raccogliere risultati particolari limitandosi ad incubare una startup che, a conti fatti, è rimasta come congelata per un biennio.

Che qualcosa non funzionasse per il verso giusto divenne chiaro lo scorso Settembre, quando eBay iniziò a riconsiderare i propri asset nell’ottica di qualche possibile cessione. Deutsche Bank fu l’advisor prescelto per cercare acquirenti per StumbleUpon, ma la soluzione sembra essere maturata internamente alla società invece che fuori. Precedentemente, infatti, anche Google si era detta interessata al gruppo, ma il depauperamento della community ed il tempo passato nel contempo hanno evidentemente frenato le ambizioni del motore di ricerca sulla toolbar acquisita anzitempo da eBay.

L’annuncio ufficiale dell’addio giunge ora dal blog di StumbleUpon: «Dopo circa 2 anni come sussidiaria di eBay, oggi StumbleUpon torna ad essere un gruppo indipendente. StumpleUpon torna a me [Garrett Camp] ed al cofondatore Geoff Smith, assieme ad una serie di grandi investitori che stanno dietro a compagnie quali Google e Facebook». Camp sarà il nuovo CEO, colui il quale dovrà guidare StumbleUpon verso il grande rilancio.

A far fallire il matrimonio tra le parti è stata l’assenza di una visione d’insieme di lungo periodo: quando le parti hanno concordato l’assenza di un obiettivo comune, il lavorare assieme è divenuto impossibile e pertanto si è arrivati ad una separazione consensuale. Nei rispettivi annunci non v’è traccia di dettagli relativamente al lato economico dell’affare ed al tempo stesso sembrano non esservi convenevoli: le parti si lasciano in modo sostanzialmente freddo dopo un biennio che ha raggelato gli entusiasmi iniziali conditi da milioni di dollari ed un contesto economico ben differente.

Quel che rende questa vicenda ancor più interessante è il momento specifico in cui avviene. Da poche ore, infatti, è maturata la convinzione per cui Niklas Zennstrom e Janus Friis potrebbero essere vicini ad un ri-acquisto di Skype dopo averlo ceduto ad eBay nel 2005. Il percorso, se venisse completato, prefigurerebbe una sovrapposizione esatta con la vicenda di StumbleUpon: una onerosa acquisizione tra squilli di trombe, una sostanziale assenza di strategie di lungo respiro, una separazione consensuale ed un ritorno alle origini, tra le braccia di chi ha cullato per primo l’idea.

La vicenda Skype è però ben più difficoltosa. In ballo v’è un servizio che ha saputo crescere a ritmi vertiginosi, che matura un buon fatturato e che è un emblema oltre che un servizio. Skype oggi è qualcosa di importante che mal si adatta ad eBay solo per l’assenza di sinergie tra il marketplace ed il client VoIP. Lasciare che Skype possa divincolarsi è dunque qualcosa di molto più complesso e già alcuni analisti hanno espresso la propria opinione contraria: seppur se sembra confermato il fatto che Zennstrom e Friis starebbero raccogliendo capitali per presentarsi armati alla porta di John Donahoe (CEO Skype), difficilmente l’affare andrà in porto. La vicenda Skype prevede comunque tempi ben più lunghi e molte complicazioni, il che divide per ora la sorte del gruppo da quella di StumbleUpon. La cui storia ricomincia oggi.

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