Google Fusion Tables, il database diventa cloud

Google Fusion Tables, rilasciato in alpha test pubblico, porta il mondo dei database nella realtà cloud puntando tutto sulla collaborazione tra più utenti, sull'interazione e sulla possibilità di interazioni semplici e visualizzazioni rapide dei dati
Google Fusion Tables, rilasciato in alpha test pubblico, porta il mondo dei database nella realtà cloud puntando tutto sulla collaborazione tra più utenti, sull'interazione e sulla possibilità di interazioni semplici e visualizzazioni rapide dei dati

Google ha compiuto un nuovo passo nel mondo del cloud computing. Il nuovo esperimento porta nella realtà “cloud” i database, cercando una integrazione di dati che possa trarre valore aggiunto nell’interazione, nella collaborazione e nel fatto di portare all’interno di un solo database dati eterogenei da visualizzare con modalità varie. Google Fusion Tables è in alpha release e Google ne ha offerta una prima descrizione tramite il proprio blog.

«I database sono notoriamente difficili da usare. È molto difficile integrare dati da una molteplicità di fonti e collaborare su grandi quantità di dati con persone esterne alla tua azienda. Senza una via facile per offrire a tutti i collaboratori l’accesso allo stesso server, i dati vengono copiati, inviati via mail o FTP e ne risulta una molteplicità di versioni che non possono essere semplificati rapidamente». Google Fusion Tables nasce dai Google Labs dei quali conservano ancora il logo, a dimostrazione della fase ancora larvale del progetto in essere. «Fusion Tables non è un database tradizionale basato su complicate query SQL […], ma si focalizza sulla gestione dei dati e sulla collaborazione. […] Contiamo di aggiungere funzionalità al sistema appena otterremo feedback dagli utenti».

I limiti di upload sono attualmente fissati a 100MB per database ed a 250MB per utente. Google Fusion Tables permette a più utenti di lavorare sullo stesso database (conservato in remoto): ogni singolo partecipante viene notificato dei cambiamenti in corso sui dati e la conversazione può così seguire l’andamento dei lavori permettendo a tutti i collaboratori di operare su di un database sempre aggiornato poiché univoco e comune. La visualizzazione dei dati, oltre che condivisa con i collaboratori a cui viene concesso l’accesso, può anche essere trasportata su un sito web: ogni visualizzazione offre infatti un codice di embed il cui semplice copia/incolla permette di portare online un report costantemente aggiornato e derivante dai dati contenuti nel database di riferimento.

Report di esempio da Google Fusion Tables

Report di Google Fusion Tables

I dati di più database possono essere messi in relazione tramite “join” ed ogni singolo dato può essere discusso dai partecipanti autorizzati. Google conta così di ricavare dalla realtà cloud i vantaggi che i database non possono ottenere nella dimensione software, ove l’accesso e l’interazione su di un singolo database sono spesso e volentieri operazioni difficoltose, meccaniche, poco efficienti e scarsamente sicure. Trattasi peraltro dello stesso principio che anima già Google Docs, ed entrambi i progetti costituiscono sfide parallele lanciate da lontano al rivale Microsoft.

Il servizio sarebbe in fase di sviluppo fin dal 2005, quando Google aveva rilevato la proprietà e le tecnologie Transformic. Per chi intendesse approfondire Google Fusion Tables è disponibile una piccola guida esemplificativa in quattro passaggi al termine della quale si accede al login per un primo database di prova con il quale sperimentare le virtù del progetto.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti