Rupert Murdoch boccia Twitter e Facebook

Rupert Murdoch crede ancora in MySpace, ma fa un sincero mea culpa per l'operato del passato. Twitter non è monetizzabile, Facebook è poco più di una directory: così Murdoch boccia la concorrenza. No comment, invece, a proposito di Silvio Berlusconi
Rupert Murdoch crede ancora in MySpace, ma fa un sincero mea culpa per l'operato del passato. Twitter non è monetizzabile, Facebook è poco più di una directory: così Murdoch boccia la concorrenza. No comment, invece, a proposito di Silvio Berlusconi

È un Rupert Murdoch a tutto campo quello che ha parlato a TheStreet.com. L’intervista verte su più argomentazioni (l’impero News Corp copre molti ambiti), ma buona parte dei contenuti concerne le tematiche del Web. Rupert “lo squalo” Murdoch, infatti, fin da quando ha investito in MySpace ha espressamente confidato il proprio credo nella Rete, nell’ineluttabilità di una conversione digitale dell’editoria e nella necessità di nuovi modelli di business. Oggi Murdoch rimane della stessa idea e, provocatoriamente, sminuisce quella concorrenza che meglio di lui sembra aver saputo cogliere lo spirito dell’innovazione odierna.

La prima picconata è per Twitter, il social network che più di ogni altro sta crescendo imponendosi quotidianamente nelle cronache del Web. Murdoch glissa facilmente sul problema virando sulla monetizzazione: «È un fenomeno eccitante ma non ho idea di come possano monetizzarlo. Nessuno ha monetizzato il Web in qualunque modo al di fuori della ricerca» La seconda è per Facebook, «poco più di una directory»: il social network numero uno al mondo è visto da Murdoch come un canale sostanzialmente vuoto di contatti, il tutto in contrapposizione con MySpace ove è possibile scambiare gusti, interessi, musica ed altro.

Murdoch fa inoltre un sincero mea culpa proprio a proposito di MySpace. Nonostante la fiducia nell’asset rimanga, il tycoon australiano spiega di aver perso la misura e di aver dovuto ora imporre un passo indietro. Così si motivano insomma i licenziamenti annunciati di recente con la relativa chiusura di molti degli uffici MySpace nel mondo. Murdoch crede comunque che il social network possa rilanciarsi facendo leva su di una maggiore agilità e sulla qualità del personale rimasto. Il raffronto con Facebook, del resto, boccia la proprietà News Corp nei numeri, ma Murdoch punta sulla differenziazione e sulla natura intrinseca del proprio network per costruire una base solida da cui ripartire. MySpace, insomma, non alza bandiera bianca. Non ancora.

Interessante il cenno posto sull’importante tema dei modelli di business. Murdoch, infatti, crede poco nel modello dell’advertising, ma al tempo stesso non si fida dei micropagamenti. La formula da perseguire potrebbe invece essere quella dell’abbonamento, ed è in questa direzione che il 78enne proprietario dell’impero News Corp intende avanzare.

L’intervista si chiude poi con un “no comment” che tira in ballo direttamente l’Italia. La domanda, però, è relativa ai rapporti con Silvio Berlusconi e con la possibilità per cui Murdoch possa usare i propri media per screditare il Premier italiano. Sotto quest’ultimo aspetto, però, il Web ha davvero poco a che vedere essendo tutta una questione consumata tra politica, economia e tv.

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