Intel ricorre in appello contro l'UE

Intel ricorrerà in appello contro la Commissione Europea per contestare la sentenza che ha imposto al gruppo la più alta sanzione di sempre: 1.06 miliardi di euro. La Commissione ritiene inattaccabile la sentenza, ma Intel ne contesta l'intero impianto
Intel ricorrerà in appello contro la Commissione Europea per contestare la sentenza che ha imposto al gruppo la più alta sanzione di sempre: 1.06 miliardi di euro. La Commissione ritiene inattaccabile la sentenza, ma Intel ne contesta l'intero impianto

Intel non accetterà inerme la sanzione da record imposta dalla Commissione Europea per l’antitrust. Il portavoce Chuck Mulloy lo ha infatti confermato a titolo ufficiale: il gruppo ha depositato la documentazione per l’appello presso l’UE. La sanzione da 1.45 miliardi di dollari aveva portato l’ultima trimestrale Intel in terreno negativo nonostante i buoni risultati del gruppo, ma ora la cifra viene messa temporaneamente in forse in attesa di passare al prossimo grado di giudizio.

«La nostra posizione è quella per cui la decisione sia stata sbagliata e lo diciamo fin dal giorno che è stata annunciata. È stata sbagliata su più livelli». Intel pagherà immediatamente quanto imposto dall’UE (così come fede Microsoft a suo tempo, al fine di evitare gravi interessi sulla cifra imposta) per poi pretendere la restituzione nel caso in cui il gruppo riuscisse ad aver ragione delle istituzioni europee in appello.

La Commissione non è sembrata sorpresa dall’iniziativa: il portavoce Mattias Sundholm ha anzi fatto sapere che la sentenza è considerata inattaccabile. Tutto verte sulla competitività del settore: Intel sostiene altamente concorrenziale il comparto e completamente lecito il proprio modo di operare. Le istituzioni europee hanno invece ravvisato gravi colpe ai danni soprattutto della rivale AMD, giungendo infine alla multa da 1.06 miliardi di euro, la più alta di sempre.

Nessuna sorpresa per nessuno, peraltro: Intel aveva promesso appello e così è stato. La motivazione era stata chiarita dal CEO Paul Otellini: «Crediamo che questa decisione sia sbagliata e ignori la realtà di un mercato dei microprocessori altamente competitivo – caratterizzato da costante innovazione, performance crescenti e prezzi in calo. Non vi è nulla che danneggi i consumatori. Intel ricorrerà in appello. Riteniamo che le nostre attività non abbiano violato le leggi europee. […] Intel non vende mai sottocosto. Abbiamo costantemente investito in innovazione e nella produzione e sviluppo di tecnologia d’avanguardia. Il risultato è che siamo in grado di praticare sconti sui nostri prodotti così da competere in un mercato altamente concorrenziale, offrendo ai nostri clienti la qualità del leader mondiale nella produzione di microprocessori. Malgrado il nostro fermo punto di vista, abbiamo intenzione di collaborare con la Commissione durante la procedura d’appello per accertare che stiamo agendo nel rispetto della loro decisione».

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