FCC a Google: spiegateci Google Voice

La FCC ha inviato una missiva a Google per farsi spiegare nei dettagli come funziona Google Voice, se sia un servizio di telecomunicazione, se siano coinvolti gruppi terzi, perchè certi numeri siano esclusi. Insomma: viene rispettata la Net Neutrality?
La FCC ha inviato una missiva a Google per farsi spiegare nei dettagli come funziona Google Voice, se sia un servizio di telecomunicazione, se siano coinvolti gruppi terzi, perchè certi numeri siano esclusi. Insomma: viene rispettata la Net Neutrality?

La Federal Communication Commission ha inviato una lettera a Google nella quale sono elencate tutte le richieste della FCC nei confronti di Google Voice. Trattasi di una indagine conoscitiva ed approfondita, dalle cui domande traspare chiaramente l’intento ultimo della FCC nella comprensione di talune dinamiche, odierne e future, relative al servizio.

Un passo indietro è però necessario. La sfida si combatte inizialmente tra Apple e Google, con AT& in funzione di attore non protagonista e la FCC a fungere da arbitro. Al centro della contesa v’è il servizio Google Voice, applicazione estromessa senza motivazioni dall’App Store di Cupertino. Sebbene AT&T non sembri iniziamente coinvolta nella diatriba, in un secondo tempo il carrier corre in soccorso del partner Apple rivendicando il proprio rispetto per la Net Neutrality al contrario di Google che esclude parte degli utenti dal servizio. Negli stessi giorni in cui la FCC rende pubblico il proprio manifesto in favore della Net Neutrality, quindi, tutti sembrano appellarvisi con profili interpretativi differenti: Google chiede maggiore apertura ad Apple, AT&T gira medesima richiesta a Google. La FCC, quindi, non può far altro che approfondire ulteriormente la vicenda per capire fino a che punto le diverse responsabilità trovino motivazioni reali. Nasce da questo contesto la nuova lettera inviata a Google.

Ed è una lettera estremamente precisa nelle proprie indicazioni, una missiva che affronta punto per punto tutti gli elementi più delicati della questione. Tra gli interrogativi sollevati dalla FCC (pdf):

  • Per ogni singola funzione di Google Voice si intendono conoscere gli esatti risvolti tecnici, per capire come funziona esattamente il servizio;
  • Cosa sta a rappresentare il processo di accesso su invito e per quanto si conta di estendere il tutto prima di una eventuale apertura pubblica di Google Voice?
  • «Google competerà con i cosiddetti “servizi di telecomunicazione”? Google è un distributore di “servizi di telecomunicazione”?». La FCC pretende risposte argomentate;
  • Perchè Google non estende il servizio a tutti i numeri e come identifica i numeri da escludere?
  • L’utenza è stata adeguatamente informata del fatto che il servizio non gestisca la totalità delle chiamate?
  • Google ha stipulato collaborazioni con terze parti per gestire chiamate e numeri di telefono?
  • Google Voice rimarrà gratuito per sempre? Quali sono i piani in merito?

Nelle stesse ore in cui la lettera veniva composta, due forti scossoni sono avvenuti tra i protagonisti della vicenda. AT&T, infatti, ha aperto la propria rete ai servizi VoIP (senza però indicazioni specifiche relative a Google Voice), mentre Google ha sancito una partnership di lungo periodo con Verizon, principale rivale AT&T nella fornitura di connettività 3G negli Stati Uniti.

La sensazione è quella per cui gli attori non protagonisti abbiano ora invertito le gerarchie, mentre la FCC assume un ruolo sempre più determinante nel definire non tanto il potenziale concorrenziale tra le parti, quanto più le regole di servizio che carrier e sviluppatori dovranno garantire agli utenti consumatori.

La FCC ha stabilito un tempo massimo per la risposta: 28 Ottobre. Mentre la comunicazione ufficiale all’ente garante deve ancora essere composta, una prima anticipazione fa capolino online a firma di Richard Whitt, accreditato da Google come Washington Telecom and Media Counsel. Il post non affronta uno per uno gli interrogativi sollevati dalla FCC, ma propone comunque una visione d’insieme secondo cui Google esclude parte degli utenti dal servizio per un semplice problema di costi: la maggiorazione imposta ad alcune chiamate, oltre al pericolo delle “hot line”, impone a Google un comportamento tale da poter garantire la gratuità del servizio almeno ad alcuni, al costo di escludere altri. Il post sottolinea inoltre la differenza tra il proprio servizio web-based e l’insieme dei doveri a cui deve rispondere un carrier.

Lo scontro appare dunque frontale, senza concessioni. Una risposta maggiormente approfondita verrà ora inviata alla FCC, alla quale toccherà in seguito il prossimo passo.

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