CuboVision, "catch-up TV" e un occhio a YouTube: ecco come il Web potrebbe cambiare la TV

Sono state, quelle appena trascorse, settimane in cui diverse novità si sono succedute a distanza di pochissimo tempo una dall’altra, novità che hanno riguardato il connubio, sempre più forte, tra Web e TV, o almeno, quello che “rimane” della TV per come la conosciamo.

A partire con il lancio delle novità è stata La7, che pochi giorni addietro ha presentato la sua offerta di Web TV, ovviamente on-demand, chiamata La7.tv, in seguito è arrivato l’annuncio e poi la presentazione ufficiale di CuboVision di Telecom Italia e infine, nelle scorse ore, la conferma che anche Mediaset, così come la RAI, è intenzionata a rafforzare la sua offerta televisiva sul Web.

Se le intenzioni dei due principali operatori della TV free italiana erano ben conosciute, un po’ di clamore ha invece destato il CuboVision tra gli appassionati e gli addetti ai lavori. Non solo per le buonissime potenzialità dimostrate, ma anche e soprattutto perché questo decoder multipiattaforma si va ad inserire in un contesto sempre più mutevole come sta diventando quello della moderna TV digitale.

Con le iniziative di RAI (che arriverà in un secondo tempo) e Mediaset la TV italiana prepara la sua offerta catch-up TV, ovvero un’offerta che porterà sul Web, a distanza di poche ore dall’emissione via etere, una selezione dei migliori programmi dei due gruppi: dando la possibilità agli utenti di vedere quello che ci si è persi in diretta come e quando lo si desidera, ma soprattutto anche “dove” lo si desidera, cioè sul PC, su uno smartphone, su una console portatile o, particolare importante che potrebbe smuovere i rapporti di forza tra le varie piattaforme, sullo stesso schermo Full HD presente in salotto.

I cataloghi online si arricchiscono quindi di nuovi contenuti, mentre i palinsesti tradizionali, nati con la nascita della TV diversi decenni addietro, diventano al contempo sempre più “superati” e obsoleti, oltre perdere di significato soprattutto per quel pubblico giovane e dinamico divenuto il target commerciale imprescindibile per ogni broadcaster.

Analogo pericolo lo corrono anche gli stessi canali televisivi, per cui sembra che il pubblico si vada affezionando sempre più ai contenuti e sempre meno attenzione ponga al canale tramite cui li guarda. Con il Web il “rischio” è proprio questo d’altronde, l’offerta televisiva potrebbe essere percepita esclusivamente contenuto multimediale avulso dal contesto e dal canale in cui viene presentato: l’offerta diventa così contenuto personalizzato e impersonale al tempo stesso.

Per la televisione, il passaggio dall’etere all’ADSL (sia essa Web TV che IPTV) non è quindi solo un passaggio verso una nuova piattaforma, è più un mettersi in gioco da zero con l’obbligo di reinventarsi un nuovo linguaggio e nuovi format, più snelli, agili e brevi rispetto a quelli che hanno finora funzionato per l’analogico, il satellite o il digitale terrestre.

Ecco, proprio in questo senso ci si chiede se la buona volontà di RAI e Mediaset troverà il riscontro del pubblico. Il gruppo di Cologno ha detto chiaramente di pensare a rendere disponibili gli episodi di alcuni programmi in maniera integrale e non solo, come finora accaduto, in piccoli “estratti”. Ma ci si chiede una cosa: siamo sicuri che tali programmi siano adattabili, nella loro interezza, ai tempi e ai gusti dei fruitori del Web?

Per Mediaset evidentemente sì, staremo a vedere quindi. In tutto questo contesto emerge con forza il ruolo di YouTube, di quel portale che del videostreaming assume quasi valore di paradigma. La domanda che ci si pone riguarda essenzialmente il ruolo che il sito di Google avrà in un futuro in cui saranno gli operatori TV stessi a mettere in piedi la propria offerta video on-demand, ci sarà ancora spazio per uno YouTube gratuito o la strada, come da più parti ipotizzato, sarà verso l’introduzione di formule a pagamento per aumentare la qualità dell’offerta e affrontare la concorrenza degli aggregatori di contenuti?

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