La pirateria costa 450 mln all'App Store

Secondo una recente stima, i fenomeni legati alla pirateria sui terminali mobili Apple avrebbero fino a ora arrecato un danno finanziario intorno ai 450 milioni di dollari. Una cifra considerevole, contestata dai detrattori della ricerca
Secondo una recente stima, i fenomeni legati alla pirateria sui terminali mobili Apple avrebbero fino a ora arrecato un danno finanziario intorno ai 450 milioni di dollari. Una cifra considerevole, contestata dai detrattori della ricerca

A causa della pirateria informatica, Apple e le società produttrici di applicazioni per i terminali iPhone e iPod Touch avrebbero perso circa 450 milioni di dollari dal luglio del 2008, mese nel quale fu lanciato l’App Store per la distribuzione e la vendita degli applicativi. La stima è stata da poco formulata dagli analisti di 24/7 Wall St. ed è destintata a far discutere: valutare con precisione i volumi delle attività illecite legate al software si rivela solitamente un’impresa ardua a causa delle numerose variabili in gioco e all’impossibilità di monitorare tutti i passaggi nella “filiera” della pirateria.

Sulla base di alcune precedenti stime realizzate dagli analisti di Bernstein, gli autori di 24/7 Wall St. ritengono che il 13% – 21% dei 3 miliardi di download finora realizzati sull’App Store siano legati ad applicazioni a pagamento. Il prezzo medio per una applicazione è pari a 3 dollari, dunque i ricavi dell’App Store su base trimestrale oscillano mediamente tra i 60 e i 110 milioni di dollari. Secondo la ricerca da poco condotta, tale andamento si rivela sostanzialmente compatibile con i 450 milioni di dollari di introiti in meno dovuti alla pirateria.

24/7 Wall St. stima che il 75% delle applicazioni a pagamento fino a ora scaricate siano state colpite da fenomeni legati alla pirateria. In pratica, per ogni download a pagamento vi sarebbero tre download di applicazioni pirata utilizzabili dai terminali Apple sottoposti a jailbreak. Il numero di download complessivo riconducibile a tale fenomeno raggiungerebbe dunque l’esorbitante cifra di 1,53 miliardi pari a un danno economico per Cupertino e gli sviluppatori di terze parti intorno ai 4,59 miliardi di dollari. Tale stima è però riferita alla totalità del fenomeno e va dunque scremata prendendo in considerazione i soli utenti che avrebbero utilizzato normalmente l’App Store in mancanza delle opportunità offerte dalla pirateria. Gli analisti di 24/7 Wall St. hanno calcolato che tale condotta sia seguita da un decimo degli utenti, condizione che porta i 4,59 miliardi di dollari a una cifra intorno ai 450 milioni di dollari.

Apple trattiene per sé il 30% dei ricavi derivanti da ogni download sull’App Store. Dunque il danno causato dalla pirateria per la società di Cupertino sarebbe intorno ai 140 milioni di dollari, mentre la cifra perduta dagli sviluppatori di terze parti sarebbe pari a ben 310 milioni di dollari. Cifre considerevoli, specie se rapportate ai ricavi ottenuti da Apple dal giorno di apertura nel 2008 a oggi del proprio App Store, valutati in una fascia compresa tra i 500 e i 700 milioni di dollari.

La ricerca condotta da 24/7 Wall St. ha destato scalpore e ha raccolto numerose critiche online nel corso degli ultimi giorni. I detrattori del rapporto criticano l’eccessivo grado di approssimazione dei dati e la presenza di alcune scelte arbitrarie che rendono poco attendibili le stime. La scelta di calcolare un tasso legato alla pirateria per le applicazioni a pagamento pari al 75% non convince e appare priva di evidenze solide e sufficienti per essere supportata. Anche la scelta di calcolare il 10% dei 4,59 miliardi di dollari inizialmente calcolati appare arbitraria e difficilmente verificabile sul campo a causa delle numerose variabili in gioco.

Nonstante le critiche raccolte e le evidenti mancanze, il lavoro degli analisti di 24/7 Wall St. ha comunque il pregio di riportare l’attenzione sul tema della pirateria legata all’iPhone. L’argomento viene solitamente evitato da Apple. La società di Cupertino preferisce non dare troppo spazio e pubblicità al fenomeno che non solo drena risorse finanziare, ma che rischia di rendere maggiormente vulnerabili i propri terminali.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti