Su Facebook e Twitter va in onda il Grande Fratello dei giornalisti

Quanto sono affidabili i contenuti che viaggiano in rete? Questa domanda ha bisogno una risposta immediata, chiara e netta. Sono milioni gli utenti che accedono a Internet per informarsi, leggere le opinioni altrui e acquisire nuove conoscenze, ma quanto c’è di vero sui moltissimi siti Web che nascono ogni giorno o sui blog tenuti da aspiranti giornalisti o da smanettoni del computer?

Per dare delle risposte a queste domande si riuniranno dal 1 al 5 febbraio, in una fattoria del Perigord in Francia, cinque giornalisti tra cui un canadese, un belga, uno svizzero e due francesi di altrettante emittenti radiofoniche francofone (Radio Canada, France Inter, France Info, la RTS et la RTBF). Non cercheranno di individuare i vantaggi di una vita in campagna ma vivranno cinque giorni solo con le notizie che vengono pubblicate su Twitter e Facebook. Non avranno cellulari, non potranno accedere ad altri siti, non ascolteranno la radio e non leggeranno i giornali, ovviamente dovranno eliminare dal proprio account l’iscrizione alle grandi testate giornalistiche.

In questa sorta di Grande Fratello, dal titolo “Huis clos sur le Net“, l’esperimento ha come obiettivo quello di verificare la valenza informativa delle due piattaforme di social network, il loro valore nel diffondere le giuste informazioni. I 5 “concorrenti” dovranno comunicare al proprio pubblico e aggiornare i propri programmi radio attraverso le notizie trovate nel mare della rete, per far questo avranno un blog gestito in comune e un nuovo account Twitter.

Questa esperienza e i risultati che se ne ricaveranno aiuteranno a rispondere alle accuse mosse da Jaron Lanier, guru dell’informatica, che in un’intervista al Sole 24 ore aveva dichiarato:

Ai tempi della rivoluzione Internet io e i miei collaboratori venivamo sempre irrisi, perché prevedevamo che il Web avrebbe potuto dare libera espressione a milioni di individui. Macché, ci dicevano, alla gente piace guardare la TV, non stare davanti a un computer. Quando la rivoluzione c’è stata, però, la creatività è stata uccisa, e il Web ha perso la dignità intellettuale. Se volete sapere qualcosa la chiedete a Google, che vi manda a Wikipedia, punto e basta. Altrimenti la gente finisce nella bolla dei siti arrabbiati, degli ultras, dove ascolta solo chi rafforza le sue idee.

Bisogna stabilire quanto l’informazione data da chi cinguetta e da chi la condivide su Facebook sia reale, ma soprattutto se l’informazione può considerarsi credibile anche senza pagare un abbonamento.

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