New York Times, pronti per il tablet

Il tablet sembra sempre di più un possibile nuovo modello di business e sempre meno un semplice device. Anche il New York Times sembra pronto al grande passo riorganizzando le proprie risorse interne per una divisione dedicata alle Reader Application
Il tablet sembra sempre di più un possibile nuovo modello di business e sempre meno un semplice device. Anche il New York Times sembra pronto al grande passo riorganizzando le proprie risorse interne per una divisione dedicata alle Reader Application

Un nuovo tassello si aggiunge al puzzle che, tra indizi e fake, sta costruendo in anticipo l’immagine del tablet Apple che verrà presumibilmente annunciato entro poche ore presso lo Yerba Buena Center di San Francisco. Il tassello viene in questo caso dal New York Times, giornale che da tempo sarebbe vicino allo sviluppo del nuovo concept anche e soprattutto per il terremoto che potrebbe causare nel mondo dell’editoria elettronica. Il gruppo sarebbe pronto da tempo ad una migrazione verso un modello di informazione digitale basata sul pagamento dei contenuti e tale lavoro sembra ai più propedeutico ad una qualche mutazione importante sul mercato. Ora sembra che ogni tassello stia andando poco per volta al suo posto, ricostruendo un quadro generale che potrebbe essere svelato entro poche ore proprio da Steve Jobs.

Una nota diffusa via mail, infatti, testimonierebbe la nascita di una nuova divisione del gruppo, così che il New York Times possa riorganizzare le proprie risorse interne concentrando una sezione apposita del proprio team allo sviluppo di soluzioni ad hoc per la dimensione digitale della propria divulgazione. La nuova realtà prende il nome di “Reader Application” e sarà guidata da Yasmin Yamini. Già il nome sembra dir molto, ma nella nota sembra trapelare tra le righe qualcosa di ulteriore. Suggestioni, forse, ma dettate da indizi solidi.

L’email, infatti, spiega il movente della decisione lasciando immaginifici punti di sospensione al termine del paragrafo: «Il Times è leader in questa categoria fin dal lancio dell’edizione elettronica nel 2001, del Times Reader nel 2006, dell’edizione per Kindle nel 2007 e più recentemente con le edizioni per Sony Reader e Barnes &Noble Nook. Ora questi prodotti sono gestiti dal dipartimento Consumer Marketing, ma la recente ed attesa crescita impone un cambiamento per vedere queste cose collettivamente come un business in grado di generare profitti». Né Apple, né il tablet, né qualsivoglia nuovo prodotto viene citato. La coincidenza dei tempi, però, appare quantomeno sospetta.

Manca 1 giorno all’evento Apple. Da più parti ci si attende non solo un device elettronico, ma un vero e proprio prodotto in grado di fornire una soluzione alle esigenze distributive degli editori. Il tablet, insomma, potrebbe essere un vero e proprio nuovo modello di business. Da una parte c’è il modello Google, basato sull’advertising; dall’altra c’è il possibile modello Apple, basato su di un paywall che metta i contenuti nelle mani di utenti paganti. In una lettera pubblicata sul Sole 24 Ore, Carlo De Benedetti ha invocato da parte di Google un atteggiamento collaborativo con gli editori, così che il paywall possa essere gestito dal motore di ricerca in cambio di un riconoscimento agli editori del valore dei contenuti prodotti. Apple potrebbe proporre un modello iTunes, ma a tal proposito è impossibile sbilanciarsi alla vigilia.

È ancora il Sole 24 Ore, inoltre, a riportare il punto di vista di RCS sull’argomento tramite le parole di Giorgio Riva, Direttore Generale di RCS Digital ed impegnato nel progetto Premium Publisher Network: «Questi oggetti tecnologici sono da concepire come un’ulteriore forma di distribuzione e nel nostro caso era stato pensato per far arrivare agli italiani all’estero, in particolare negli Stati Uniti, il quotidiano fresco sul loro Kindle. Il nostro è stato un anno di sperimentazione, anche se è necessario rivedere il modello di business, perché non sia troppo a favore dei produttori di hardware». Medesima linea di pensiero giunge dal gruppo L’Espresso: «Nuovi lettori come quello della Apple favoriranno lo sviluppo di un mercato appetitoso, ma l’importante è che lo schema di distribuzione dei ricavi non sia troppo sbilanciato verso i produttori tecnologici e che sia almeno come quello che Apple utilizza sulle sue piattaforme: 70% a chi sforna i contenuti e 30% per i produttori hi-tech».

In questo fiume di indizi e parole si incastona il 27 Gennaio. Domani. Il giorno di Steve Jobs. Il giorno del tablet.

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