Facebook e Roberto Saviano: pagine, gruppi ed eventi difendono lo scrittore

Si stanno moltiplicando nelle ultime ore. Roberto Saviano è sempre stato molto popolare anche su Facebook, ma nell’attesa della terza puntata di “Vieni via con me” il social network vede spuntare molte pagine e nuove adesioni ai gruppi intitolati a suo nome.

Oltre alla pagina ufficiale del suo staff e alle numerosissime pagine dei fan e ai gruppi di sostegno, ora si sta facendo largo una pagina evento, “Io sto con Saviano”, che nasce come diretta emanazione della contro-petizione del quotidiano “L’Unità” rispetto alla raccolta firme lanciata da “Il Giornale”. In poco tempo ha raccolto quasi sessantamila adesioni.

Il quotidiano di Feltri e Sallusti non ha perdonato a Saviano la sua orazione sui rapporti fra ‘ndrangheta e Lega nord in Lombardia, parole che hanno scatenato l’ira del ministro Roberto Maroni.

Nei giorni successivi, come purtroppo siamo abituati in Italia, ci si è subito divisi pregiudizialmente per uno o per l’altro partito, dimenticando quasi il merito della questione.

La notizia della presenza del Ministro stasera alla trasmissione su Rai 3, non fa che aumentare l’attesa, ma entrambi non vogliono farlo sembrare un regolamento dei conti.

Facebook, da questo punto di vista, è una straordinaria cartina di tornasole delle reazioni, una mappa dei rapporti di forza tra le opinioni (dove sembra stravincere Saviano rispetto ai suoi detrattori), ma c’è di più: nei commenti, nelle pagine del social network, si incontrano pareri differenti.

Questa è il Web 2.0: i lettori dell’Unità e del Giornale non si incontreranno mai, mentre su Facebook sì. Inoltre, se si vuole contattare direttamente Saviano è possibile farlo con un messaggio tramite il social.

È facile trovare i sostenitori senza cedimenti, ma anche chi pur amando lo scrittore ritiene che con quelle parole “stavolta ha esagerato”. Quel che conta, però, è che i numeri e la possibilità di incontrarsi sono decisamente dalla parte del Web rispetto al cartaceo. Senza il quale forse questo dibattito non ci sarebbe.

Un bell’esempio del rapporto ancora vitale fra vecchi e nuovi media.

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