Wikileaks: la legge Romani censura Internet

Un nuovo documento trapelato da Wikileaks esprime un duro giudizio sulla Legge Romani e sulla libertà di espressione sulla Rete italiana
Un nuovo documento trapelato da Wikileaks esprime un duro giudizio sulla Legge Romani e sulla libertà di espressione sulla Rete italiana

Un nuovo documento scaturito da Wikileaks descriverebbe la grigia opinione che gli Stati Uniti hanno nei confronti del nostro paese. In Italia, infatti, si assisterebbe ad un tentativo di imbrigliare la libertà di parola e la famigerata Legge Romani sarebbe il fulcro dei timori provenienti dagli USA.

Il documento è stato segnalato da El Pais, quotidiano spagnolo più volte sul piede di guerra con il centrodestra italiano, ed è relativo ad un report dell’ambasciatore americano David Thorne datato 3 febbraio 2010. Il tutto si sviluppa attorno al teorema per cui il Presidente del consiglio avrebbe perpetrato azioni di tutela nei confronti di Mediaset fin dai tempi di Bettino Craxi e che ancor oggi favorirebbe il gruppo di famiglia per tutelare il patrimonio dalla concorrenza di Sky Italia. Ma dal cablogramma emerge qualcosa di ancor più approfondito.

L’ambasciatore Thorne, infatti, avrebbe commentato con dure parole lo specifico della Legge Romani: «La legge sembra essere stata scritta per dare margini di manovra al governo per censurare o bloccare qualsiasi contenuto su Internet ritenuto diffamatorio o del quale si pensi possa incoraggiare l’attività criminale». Tale indirizzo sarebbe non solo grave in sé, ma anche in qualità di precedente che la Cina potrebbe prendere a modello per spingere oltre la propria censura usando l’esempio occidentale per coprire le proprie azioni entro la Grande Muraglia.

Il sospetto degli USA è che l’improvvisa attenzione per la Rete, dopo anni di relativo immobilismo, possa nascondere specifici secondi fini. L’ambasciatore, peraltro, non sembra preoccupato del solo centrodestra, ma piuttosto dell’intero spettro della politica italiana: nel documento si parla delle élite nazionali sottolineando il loro disagio di fronte alla Rete ed all’impossibilità di controllarne i flussi di comunicazione.

Non serviva un cablogramma per capire quanto forte possa essere il peso della Rete sulla politica italiana. Ma il fatto che tale convinzione emerga proprio grazie a Wikileaks è forse qualcosa più di un segno del destino.

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