Google, la prima risposta all'antitrust

Google invia una prima risposta formale alla Federal Trade Commission per mezzo di una lettera aperta inviata ai propri utenti.
Google invia una prima risposta formale alla Federal Trade Commission per mezzo di una lettera aperta inviata ai propri utenti.

Una lettera aperta agli utenti è una risposta indiretta all’antitrust: con un post sul proprio blog ufficiale, Google non solo conferma la bontà delle ipotesi lanciate dal Wall Street Journal circa l’inizio di una indagine antitrust nei confronti del gruppo di Mountain View, ma si porta anche avanti prendendo posizione e respingendo le accuse. Ma promettendo, ovviamente, collaborazione.

«Qui in Google abbiamo sempre l’utente al centro delle nostre attenzioni. Tentiamo di offrire risposte rilevanti nel minor tempo possibile». Google ammette però di aver ricevuto dalla Federal Trade Commission la notifica formale dell’inizio di un approfondimento sul modello di business dell’azienda e promette pertanto per i mesi a venire massima collaborazione per tentare di far chiarezza. Google ammette però altresì di non aver ben chiaro quale sia il tema su cui si focalizzerà l’indagine della FTC, dunque le risposte fornite al momento sono generali, di principio, e non entrano pertanto nel merito della questione oltre ad una semplice nota forzatamente superficiale.

«Usare Google è una scelta», una scelta che lo scorso mese ha fatto un miliardo di utenti unici. Il motore difende così il proprio operato spiegando che, una volta focalizzata l’attenzione sull’utenza, tutto il resto viene di conseguenza. L’obiettivo unico del motore è quello di fornire la miglior risposta nel minor tempo possibile, a prescindere dal fatto che la risposta possa essere una pagina Web, un video, una immagine o cos’altro.

In attesa di conoscere le accuse e di rispondere nel merito, il gruppo elenca soltanto una serie di principi a cui l’azienda si ispira nel portare avanti il proprio lavoro: v’è da supporre che siano questi i paletti su cui poggerà la difesa, partendo da una posizione di principio del tutto chiara per poi motivare una ad una le scelte al fine di smontare le accuse e difendere il proprio operato.

  • Fare il meglio per l’utente: «effettuiamo centinaia di cambiamenti ai nostri algoritmi ogni anno per migliorare l’esperienza di ricerca. Non tutti i siti Web escono ai primi posti o appaiono nella prima pagina dei nostri risultati»;
  • Offrire il risultato più rilevante nel minor tempo possibile: il motore tenta per quanto possibile di offrire risposte direttamente, interpretando la domanda secondo schemi definiti ed offrendo così risposte che possano esaudire istantaneamente i desideri dell’utente;
  • Etichettare chiaramente le inserzioni: colori e dichiarazioni esplicite dividono l’advertising dai risultati, rendendone oltremodo chiara la differenza nei vari formati che via via vedono la luce;
  • Essere trasparenti: Google mette a disposizione tutti gli strumenti necessari per migliorare la propria posizione e per garantire il miglior rapporto con gli algoritmi del motore. Strumenti di qualità sono offerti anche agli inserzionisti, segnalando ai diretti interessati problemi o violazione delle regole;
  • Fedeltà, non chiusura: «Crediamo che tu debba poter controllare i tuoi dati, per cui abbiamo un team di ingegneri il cui unico obiettivo è quello di aiutarvi a ricavare le vostre informazioni sul vostro conto. Vogliamo che voi possiate stare con noi perché abbiamo i prodotti migliori e più innovativi, non perché siete costretti».

Google promette libertà di scelta, ma nel frattempo apre le porte alla Federal Trade Commission ed attende che i necessari approfondimenti possano essere effettuati. Ma è questa una battuta del tutto preliminare e ancora non si è entrati nel merito del discorso. La battaglia vera, quella fatta di contrasti e di attriti, deve ancora cominciare.

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