Il TAR ha sancito il diritto alla PEC

Una sentenza del TAR sancisce il diritto da parte dei cittadini di accedere alla PEC della Pubblica Amministrazione. Il cui indirizzo deve essere pubblico.
Una sentenza del TAR sancisce il diritto da parte dei cittadini di accedere alla PEC della Pubblica Amministrazione. Il cui indirizzo deve essere pubblico.

La sentenza T.A.R. Basilicata n. 478/2011 pone un importante paletto nel rapporto tra la cittadinanza e la pubblica amministrazione poiché sancisce un diritto: il diritto alla PEC.

Inizia tutto nell’estate del 2010, quando i Radicali Italiani e l’associazione Agorà Digitale misero all’indice gli enti che ancora non avevano regolarizzato la propria posizione in quanto a Posta Elettronica Certificata. In particolare, sosteneva un anno fa l’accusa, la PA stava tardando nel rendere pubblico l’indirizzo di PEC a cui l’utenza avrebbe dovuto fare riferimento: «Nonostante il termine per mettersi in regola scadesse il 30 giugno 2009, questi enti non hanno adempiuto ai loro obblighi e non hanno pubblicato l’indirizzo PEC sui rispettivi siti; per questo, hanno ricevuto la notifica di diffida preliminare all’avvio di una Class Action (ai sensi del D. Lgs. n. 198/2009) […] Se entro 90 giorni non si metteranno in regola, scatterà l’azione giudiziaria vera e propria alla quale tutti i cittadini interessati potranno aderire».

A distanza di un anno, arriva la sentenza:

La mancata individuazione di almeno un indirizzo istituzionale di posta elettronica certificata sul sito web […] nonché la mancata attuazione del diritto degli utenti di comunicare elettronicamente tramite l’utilizzo della stessa determina un disservizio, costringendo gli interessati a recarsi personalmente presso gli uffici e ad utilizzare lo strumento cartaceo per ricevere ed inoltrare comunicazioni e/o documenti.

Gli enti ancora non in regola con gli obblighi alla PA dovranno pertanto ora allinearsi con la normativa poiché, spiega la sentenza, «il disservizio lamentato estende i suoi riflessi negativi anche sulle modalità di esercizio del diritto del privato di partecipare al procedimento amministrativo» (espletabile di diritto anche attraverso strumenti di comunicazione telematici»). Spiega Ernesto Belisario, difensore dell’associazione Agorà Digitale: «Si tratta di una decisione molto importante, non solo per lo specifico caso deciso: è la prima sentenza che afferma che la digitalizzazione è un dovere per gli Enti e che i cittadini hanno diritto ad usare le tecnologie nei rapporti con le PA, senza dover usare le raccomandate e senza doversi recare allo sportello. Dalla Basilicata arriva un segnale forte a tutte le amministrazioni italiane». L’efficienza è un dovere ed ora anche un diritto.

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