Google Music: finita la beta, arriva il music store

Google ha presentato la versione definitiva di Google Music e aperto la sezione musica dell’Android market. Contenuti gratuiti e integrazione con Google+
Google ha presentato la versione definitiva di Google Music e aperto la sezione musica dell’Android market. Contenuti gratuiti e integrazione con Google+

Google entra ufficialmente, con otto anni di ritardo rispetto ad Apple, nel mercato della musica online. Da oggi Google Music, il servizio di archiviazione per file musicali in beta da maggio, è stato rilasciato in forma definitiva per chi vive negli USA. Google ha inoltre introdotto un servizio nuovo di zecca: un servizio online, all’interno dell’Android market, per acquistare singole canzoni o interi album. Il servizio, un vero e proprio music store, offre anche contenuti gratuiti, si integra con Google+ e permette ad artisti indipendenti di vendere le proprie canzoni come si fa con le App.

Il nuovo music store può essere utilizzato dal sito Web o da dispositivi Android (serve l’aggiornamento dell’app Google Music). I brani o gli album acquistati vengono immediatamente sincronizzati con la libreria “in the cloud” di Google Music da dove possono essere riprodotti in streaming o scaricati sia su Pc o Mac sia su dispositivi Android.

L’interfaccia dello store di Google si presenta più o meno come l’iTunes store: è possibile esplorare schede per singoli artisti o gruppi, scrivere e leggere recensioni, raccomandare musica (con un +1) e ricevere suggerimenti di acquisto in base alla musica posseduta. A differenza dell’iTunes store, il servizio di Google sembra avere un maggiore controllo editoriale: le schede son più ampie e contengono anche video o interviste.

I prezzi variano da artista ad artista, ma in genere sono fissati a 0,99 o 1,29 dollari per canzone con il prezzo degli album molto più diversificato. Sui successi recenti i prezzi sono più bassi di altri negozi online: Mylo Xyloto, l’ultimo album dei Coldplay, viene venduto su Google Music a 5 dollari, a 8 dollari sullo store MP3 di Amazon e a 10 dollari sull’iTunes store.

Per alzare un po’ più in alto l’asticella delle funzionalità, e per non sembrare una semplice fotocopia di servizi esistenti, Google ha aggiunto altre funzionalità. Per prima cosa Google Music si integra con Google+, il giovane social network dell’azienda di Mountain View. Ogni volta che si acquista una canzone è possibile condividerla con le persone nella propria cerchia. Le persone con cui si è condivisa la canzone potranno riprodurla, gratuitamente ma solo per una volta, direttamente nel proprio account, sia sul Web sia attraverso l’applicazione Google+ per Android e iOS.

Google Music è inoltre aperto anche ad artisti indipendenti che hanno intenzione di utilizzare il servizio per vendere le loro canzoni originali. Funziona un po’ come l’Android market per le applicazioni: si paga una tariffa d’ingresso (25 dollari) e si possono pubblicare album o canzoni e venderle attraverso lo store. A Google va il 30 per cento dei profitto, all’artista il 70. Canzoni e video potranno essere in futuro anche vendute da Youtube.

Google Music continuerà anche a distribuire contenuti gratuiti: singole canzoni o video. Durante la presentazione Google ha annunciato la disponibilità sull’Android market di contenuti gratuiti in esclusiva dei Rolling Stones, Coldplay, Pearl Jam e altri.

Nel music store di Google sono disponibili 13 milioni di brani, compresi quelli di tre delle quattro principali major della musica: Universal, Sony ed EMI. Warner non è tra le aziende della prima ora (niente Prince, Ramones e, ohimè, niente Laura Pausini). In compenso ci saranno diverse etichette minori, come la Beggar’s Banquet che detiene di diritti di Adele. Da ricordare che l’iTunes store ha 20 milioni di canzoni e17 milioni l’Amazon MP3.

Secondo Reuters, che cita fonti a conoscenza delle strategie, le major musicali hanno definito il nuovo servizio “poco emozionante”. Il servizio, nelle pianificazioni iniziali, avrebbe dovuto avere maggiori funzionalità ma sarebbe stato ridimensionato a causa di problemi di licenza.

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