IBM archivia un bit in 12 atomi

I ricercatori di IBM hanno fatto una scoperta che permetterà di aumentare la capacità di archiviazione di almeno 100 volte.
I ricercatori di IBM hanno fatto una scoperta che permetterà di aumentare la capacità di archiviazione di almeno 100 volte.

I ricercatori di IBM hanno annunciato una scoperta che potrebbe rivoluzionare il settore dello storage dei dati. Presso l’Almaden Research Center, l’azienda ha realizzato un prototipo di dispositivo su scala nanometrica che può memorizzare un bit di informazione utilizzando solo 12 atomi. Finora era necessario almeno un milione di atomi per archiviare uno 0 e un 1 digitali.

La scoperta di IBM permetterà in futuro di realizzare hard disk di dimensioni 83.000 volte inferiori a quelle attuali, oppure sarà possibile immagazzinare 150 TB di dati nello stesso disco che oggi ne contiene solo 1 TB. Il sistema di memorizzazione di IBM è stato creato su scala atomica, seguendo un approccio che supera gli attuali limiti fisici dei transistor.

In pratica, invece di aspettare il rispetto della legge di Moore (tra 10 o 20 anni), i ricercatori hanno costruito una struttura aggiungendo atomi di ferro su nitrato di rame. Il numero di atomi minimo sufficiente per memorizzare un bit magnetico è 12 ad una temperatura di 4 gradi Kelvin. A temperatura ambiente dovrebbero essere necessari non più di 150 atomi.

Per raggiungere questo straordinario risultato, IBM ha utilizzato l’antiferromagnetismo che ha permesso di avvicinare gli atomi caratterizzati da un diverso spin magnetico. Nel ferromagnetismo, invece, gli atomi hanno lo stesso orientamento, per cui non è possibile ridurre la distanza reciproca, dato che il campo magnetico di un atomo influenza quello del “vicino”, con la conseguenza che l’informazione (0 o 1) non viene conservata in modo stabile.

Combinando 96 atomi, i ricercatori hanno creato un byte (otto bit) di dati, pari ad un carattere. Unendo cinque caratteri, hanno poi memorizzato la parola “Think”, presente nel famoso motto di IBM. Andreas Heinrich, a capo del progetto, ha dichiarato che passerà molto tempo prima di vedere questa tecnologia sul mercato, ma sarà solo una decisione di business e non una scelta che dipenderà dai ricercatori.

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