Google, condanna in Francia e allarme censura

Condanna francese per Google Maps e coro di proteste per una presunta censura sugli indirizzi di Blogger, inizia così il febbraio di bigG.
Condanna francese per Google Maps e coro di proteste per una presunta censura sugli indirizzi di Blogger, inizia così il febbraio di bigG.

Google incassa una sconfitta giudiziaria in Francia. Il colosso di Mountain View dovrà versare 15.000 euro di ammenda e altri 500.000 euro nelle casse della società Bottin Cartographes, che da tempo si occupa di offrire sul territorio transalpino un servizio simile a quello di Google Maps, ma a pagamento. Al centro della disputa un comportamento di concorrenza sleale attribuito a bigG, che avrebbe abusato della propria posizione dominante per sbaragliare la concorrenza senza rispettare le normative vigenti.

I vertici del motore di ricerca hanno dichiarato di aver preso atto della sentenza emessa dal Tribunale di Parigi, ma con l’intenzione di ricorrere in appello per far valere le proprie ragioni. Ecco la posizione di Google sulla vicenda.

Dopo aver esaminato quanto decretato della giustizia francese abbiamo deciso di presentare appello. Riteniamo che disporre di un servizio di mappe gratuito e di qualità sia vantaggioso per gli utenti e per gli altri siti, in un settore che presenta comunque una forte competizione.

Quella riguardante Maps non è però l’unica questione spinosa che sta investendo la società. Nella serata di ieri hanno iniziato a trapelare in Rete voci secondo le quali Google sta applicando una sorta di censura su determinati contenuti Web, in modo del tutto simile a quanto scoperto nei giorni scorsi per Twitter. Al momento pare che l’azione riguardi esclusivamente Blogger, con un reindirizzamento automatico da alcuni domini esteri verso quelli locali. Digitando ad esempio l’URL “http://[nome-del-blog].blogspot.com”, potrebbe accadere di ritrovarsi su “http://[nome-del-blog].blogspot.it”.

Una misura restrittiva oggi attiva solo in India e Australia, ma che secondo alcuni raggiungerà presto altri paesi. Sono ancora molte le zone d’ombra da chiarire intorno alla vicenda, ma senza dubbio un simile atteggiamento stride con i principi di assoluta libertà della Rete da sempre sbandierati da Google.

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