Dare e avere ai tempi di Facebook

Su Facebook c'è chi riceve molti più like, commenti, tag e richieste di amicizia di quanti non ne invia, il tutto secondo un modello già conosciuto.
Su Facebook c'è chi riceve molti più like, commenti, tag e richieste di amicizia di quanti non ne invia, il tutto secondo un modello già conosciuto.

Se Facebook fosse un bilancio sociale, si potrebbe dire che per molti utenti è un bilancio estremamente in attivo. Il Pew Research, uno dei più accreditati centri di ricerca su Internet, lo scrive nel suo ultimo report, “Why most Facebook users get more than they give”, gettando una luce nuova sul dare-e-avere di questo social network il cui successo genera sempre molte curiosità e indagini sulla sua vera natura.

In un mese di osservazione dei 269 partecipanti allo studio che hanno concesso la loro password, i ricercatori hanno osservato sorprendenti equivalenze tra le attività di trasmissione e di ricezione, secondo proporzioni simili alla famosa legge empirica 80/20 (Principio di Pareto), detta anche della scarsità di fattori, uno dei principi che regolano anche il Web e la sua coda lunga: gran parte delle attività sono concentrate nella ricezione e ogni qualvolta una minoranza (“power user”) genera la maggior parte degli input, la maggioranza del gruppo si trova invece sul lato ricevente. Per molti utenti, insomma, è molto più quel che si dà che non quello che si riceve e per una logica simmetricità v’è una vasta community per cui la proporzione è esattamente contraria.

Alcuni numeri ulteriori trapelati della ricerca: in media il campione ha ricevuto sette richieste di amicizia, ne ha avviate tre ed accettate quattro. Le donne aggiornano 11 volte lo status in un mese, gli uomini 6 volte, mediamente commentati da quattro utenti. Più aumentano le ore trascorse sul sito e più si alzano i numeri, influsso che si nota anche a seconda di quando ci si è iscritti: più è di lungo corso la nostra vita su Facebook, più tagghiamo, condividiamo, commentiamo, postiamo. L’opzione di condivisione preferita è quella “amici degli amici”, che porta la media di diffusione di un elemento condiviso sul social a 31.170 persone, ma può tranquillamente raggiungere i 150 mila.

L’intuizione fondamentale di questo report è soprattutto l’aver scovato una proporzione su Facebook che si era già notata in moltissimi altri ambiti, utilizzata già da tempo in economia e sociologia, con l’unica grande differenza, sostanziale, che le reti sociali fisiche – qualunque cosa significhino oggi – tendono ad avere una densità di relazione vicina a 1 (tutti conoscono quasi tutti, l’amico del mio amico è mio amico), mentre su Facebook le relazioni indirette, per quanto siano in grado di aumentare il sostegno sociale e l’autostima di una persona, sono scarsamente collegate: per un utente medio con 245 amicizie e potenziali 29,890 legami di amicizia, si arriva al 12%, cioè otto volte meno.

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