AGCOM, eletti Dècina e Martusciello

Il Parlamento elegge Maurizio Dècina e Antonio Martuscello quali membri AGCOM: scartate le candidature espresse dalla Rete.
Il Parlamento elegge Maurizio Dècina e Antonio Martuscello quali membri AGCOM: scartate le candidature espresse dalla Rete.

Il Parlamento ha scelto i propri componenti per l’AGCOM, autorità di grande peso e responsabilità che nei prossimi sette anni dovrà controllare e garantire il mondo delle comunicazioni nel nostro paese. Attorno a questa nomina si era alzato un polverone dovuto alla grande importanza del ruolo ricoperto e la Rete si era mobilitata in più modi (e con più nomi) per portare avanti le proprie necessità, le proprie riflessioni e le proprie peculiari innovazioni.

L’Agcom è innanzitutto un’autorità di garanzia: la legge istitutiva affida all’Autorità il duplice compito di assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare i consumi di libertà fondamentali dei cittadini.

Ma è stato tutto inutile. I partiti alla fine hanno scelto sulla base di quanto deciso internamente, ignorando in buona misura quanto proposto dal Web e scartando completamente quei candidati che più di altri si proponevano di portare avanti un motto collettivo.

I due nomi espressione del voto parlamentare sono quelli di Maurizio Décina (forte dell’appoggio del PD) e Antonio Martuscello, già membro uscente della passata reggenza Calabrò. Bocciato, quindi, Stefano Quintarelli che con soli 15 voti non concorre in alcun modo a contendere i 166 e 148 voti dei due candidati selezionati. A nulla son servite varie dichiarazioni di appoggio e circa 15000 firme raccolte online: la logica del palazzo ha optato per alternative differenti, scartando a priori i candidati della Rete (tra i quali annoverare anche un nome ulteriore quale Fulvio Sarzana).

La reazione non si è fatta attendere. Su Twitter sono in molti a parlare di spartizione e di interessi, vedendo in questa scelta un chiaro rifiuto della politica nei confronti delle espressioni provenienti dal Web.


Ed è questa una protesta cavalcata con forza anche da Antonio Di Pietro, il quale ha defilato l’IDV dal voto per alzare in seguito la voce contro quanto accaduto in queste ore:

E’ uno scempio che non si verifica in nessun altro Stato di diritto. Al danno si è aggiunta anche la beffa. Ci avevano detto che tutti avrebbero potuto candidarsi e presentare dei curricula. I curricula sono arrivati davvero, ma sono stati usati come carta da cesso. I nomi erano già stati scelti prima ancora di leggerli, secondo la solita logica spartitoria e lottizzatoria.

Il tutto con una protesta che ha toni fortemente politici:

Ancora un volta i controllati si stanno scegliendo i controllori. […] La giustificazione che viene addotta dai suoi dirigenti, cioè l’aver indicato nomi di qualità, non ha alcun valore. Il problema è nel metodo, non nella qualità del nome indicato. Accettando questo metodo e partecipando alla spartizione, sia pure con nomi di valore, il Pd ha legittimato anche le scelte del Pdl. Così, nell’autorità che dovrebbe controllare le telecomunicazioni avremo gente come Martusciello e come uno strettissimo collaboratore di Tajani.

Domani impugneremo le nomine di fronte al Tribunale amministrativo e ci auguriamo che il giudice amministrativo proceda a sospenderle e invalidarle.

Severo anche il giudizio di Nichi Vendola:

È una pagina nera che per me può pesare moltissimo sulla scena politica italiana

Calata la protesta, l’attenzione potrà tornare però sui membri eletti, uno dei quali fa il proprio esordio in AGCOM forte però di un lungo impegno all’interno della Fondazione Ugo Bordoni: trattasi di Maurizio Dècina, un nome che è garanzia di forte conoscenza sui temi di cui l’Authority dovrà andare ad occuparsi. Dècina è oggi professore ordinario di “Telecomunicazioni” al Politecnico di Milano: nato nel 1943, ha maturato la propria carriera a cavallo tra SIP e AT&T, passando per CEFRIEL, ITU e IEEE (qui il curriculum in esame al Parlamento, pubblicato grazie all’impegno per la trasparenza portato avanti da Agorà Digitale). Nel suo passato anche un passaggio in Telecom Italia e Tiscali, qualcosa che da una parte offre l’esperienza necessaria per portare avanti le necessarie valutazioni in tema di broadband, ma che dall’altra potrebbe macchiarne l’immagine alla luce del paradigma di indipendenza che l’AGCOM professa per i propri membri.

Già consulente dell’Authority tra il 1999 ed il 2011, Maurizio Dècina rappresenta una scelta tecnica di alto spessore, ma di espressione politica (il suo curriculum è stato proposto al Parlamento da Dario Franceschini in rappresentanza ed a testimonianza dell’appoggio del Partito Democratico alla candidatura).

La nuova AGCOM nasce così. Non sono forse le premesse migliori per una Autorità che dovrà fare di trasparenza ed imparzialità le proprie armi vincenti, ma il dado è tratto e da queste basi occorre iniziare a costruire 7 anni assolutamente fondamentali per il sistema comunicativo nel nostro paese. Dal digital divide alla gestione delle frequenze, fino alla ridefinizione dell’istituto del copyright: questi ed altri temi si impongono urgenti nell’agenda dell’AGCOM e determinano gravose responsabilità che necessiteranno di prese di posizione chiare e precise.

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