Cyberbullismo e ragazzi italiani

Secondo una ricerca Microsoft il 28% dei ragazzi italiani tra gli 8 e i 17 anni è stato vittima di atti di bullismo online. Una media inferiore del 9% a quella degli altri paesi.
Secondo una ricerca Microsoft il 28% dei ragazzi italiani tra gli 8 e i 17 anni è stato vittima di atti di bullismo online. Una media inferiore del 9% a quella degli altri paesi.

Il cyberbullismo colpisce tanti e in tutti i luoghi, ma in Italia i ragazzi sono più consapevoli dei loro coetanei. L’affresco dipinto da una ricerca Microsoft è a tinte chiaroscure: il 28% dei ragazzi tra gli 8 e i 17 anni è stato vittima di bullismo online, ma è il 9% in meno della media degli altri 25 paesi presi in considerazione.

Il fenomeno del bullismo, fisico e virtuale, spaventa molto genitori ed educatori. Negli USA è un vero allarme sociale che scomodò persino la famiglia Obama – che ha due figlie adolescenti – che caricò un video-messaggio su YouTube per condannarlo e promuovere una campagna di sensibilizzazione.

La tecnica è nota: SMS, messaggi e chat, l’accerchiamento della vittima – spesso un ragazzino o una ragazzina più sensibile di altri, oppure in competizione sentimentale con qualcuno – è senza pietà. I social network e gli smartphone hanno reso molto più semplice la tecnica di distruzione della reputazione e di minacce tramite la Rete. Anche se per un adulto è difficile da comprendere, le vittime di bullismo online possono riportare ferite peggiori rispetto a quello reale, e spesso ha ricadute gravi: depressione, autolesionismo, persino tentativi di suicidio.

I dati della ricerca commissionata da Microsoft sono dunque, da un lato, un monito a non sottovalutare il fenomeno, e dall’altro rincuorano chi in questi ultimi anni ha alimentato delle campagne nelle scuole per un uso corretto del Web: in Italia, infatti, i ragazzi sembrano essere particolarmente consapevoli dei rischi del bullismo (69% rispetto al 57% nel resto del mondo), che ha portato a un 16% di vittime rispetto al 24% della media mondiale.

Dalla ricerca si evincono anche dei concetti che erano già intuibili: più tempo si trascorre in rete e più cresce la probabilità di incappare in un’aggressione online; la famiglia ha un ruolo determinante, seguita dalla scuola. Secondo gli stessi minori italiani intervistati, in più della metà dei casi mamma e papà si intromettono nelle loro abitudini online, insegnano a utilizzare i social network settando la privacy. E una scuola su quattro ha persino degli specifici regolamenti per l’uso dei social network, per rispettare i compagni e i docenti.

Nel sondaggio emerge un dato che può apparire sorprendente (ma non per chi se ne occupa): il cyberbullismo è opera più delle femmine dei che maschi (19% rispetto al 12%): i maschi prediligono le minacce fisiche, le femmine invece il contrario. Naturalmente questo comporta che sono proprio le ragazzine a essere anche vittime privilegiate di questa forma di bullismo, soprattutto nella fascia che va dai 13 ai 17 anni, la stessa dove sono paradossalmente meno controllate.

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