Google suggerisce BitTorrent

Google torna a suggerire BitTorrent agli utenti che lo stanno cercando sul motore di ricerca: un cambio che tutela il marchio e difende il protocollo.
Google torna a suggerire BitTorrent agli utenti che lo stanno cercando sul motore di ricerca: un cambio che tutela il marchio e difende il protocollo.

BitTorrent torna su Google: il motore di ricerca ormai da due anni non consentiva di cercare online uno dei nomi principali per lo scambio di file in Rete ed ora, per una inversione al momento ancor priva di spiegazioni ufficiali, la situazione torna ad essere quella antecedente al filtro che aveva rotto i ponti.

Un filtro che aveva una radice nota: la pirateria. Identificando BitTorrent come uno dei nomi principali per il mondo del download pirata, Google ne filtrava le ricerche rimuovendo tanto i suggerimenti automatici, quanto i risultati relativi alla query. In pratica a BitTorrent era riservato lo stesso trattamento di nomi quali The Pirate Bay, RapidShare, isoHunt o GrooveShark: un filtro con il quale, per tendere la mano alle major della produzione discografica e cinematografica (non senza polemiche), il mondo della pirateria è “soffocato” a partire dalla homepage che più di ogni altra veicola il traffico degli utenti online.

BitTorrent, però, non è The Pirate Bay: BitTorrent è un protocollo, peraltro di riconosciuta efficacia, ed in quanto tale non può che essere identificato come mero strumento nelle mani degli utenti. Due anni di ostracismo da parte di Google hanno pesato, ma ora la situazione sembra cambiata: BitTorrent è tornato tra i suggerimenti e la ricerca restituisce risultati precisi:

BitTorrent su Google.it

BitTorrent su Google.it

Da tempo BitTorrent chiede il giusto riconoscimento da parte di Google: l’idea che il protocollo possa essere identificato unicamente come strumento pirata ne svilisce le funzioni e non rende merito alla filosofia stessa a cui ha fatto più volte appello la stessa Google, filosofia secondo la quale uno strumento non può essere additato per gli usi che ne vengono fatti (vedi la difesa apportata a YouTube negli anni contro gli attacchi dell’industria televisiva e cinematografica). Oltre a difendere un principio, inoltre, si difende anche un marchio: BitTorrent è uno dei pochi nomi di fatto esclusi dalla ricerca online, con un danno sostanziale per la BitTorrent Inc.,che presto o tardi avrebbe potuto far valere le proprie ragioni contro la censura del gruppo di Mountain View.

D’ora in avanti si potrà nuovamente cercare BitTorrent su Google e la cosa non potrà che giovare al protocollo ed a chi lo sta sviluppando: l’equilibro tra libertà e controllo ha mosso un nuovo passo e la cosa succede combinazione proprio a distanza di pochi giorni dall’attacco della MPAA a Google circa l’efficacia dei filtri contro la pirateria online. Potrebbe non essere una vendetta voluta, ma è comunque di fatto una vendetta consumata: l’industria cinematografica incassa il colpo, mentre BitTorrent incassa il nuovo traffico in entrata.

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