VentureOut: startup italiane a New York

Un programma di cinque giorni nella grande mela per alcune startup italiane. Bella iniziativa, con un difetto: il budget per partire è impegnativo.
Un programma di cinque giorni nella grande mela per alcune startup italiane. Bella iniziativa, con un difetto: il budget per partire è impegnativo.

L’Italian Business & Investment Initiative, StartupBusiness, PoliHub e altre realtà di promozione delle startup italiane hanno segnalato alcune realtà promettenti che andranno a Manhattan per una cinque giorni di confronto e mini-accelerazione della loro attività. Una iniziativa, quella di VentureOut Italy che mette in dialogo le due sponde dell’atlantico, entrambe intenzionate stimolare la crescita di nuove imprese nella città della grande mela.

Se startup devono essere, perché non italiane? Il risultato di questo VentureOut – un format internazionale – in versione italiana è un elenco di startup che domani cominceranno la loro avventura newyorchese, segnalate da diversi incubatori e promotori e poi selezionate e invitate, secondo il criterio di una concreta possibilità di sviluppare il loro business catturando l’attenzione di ventures molto importanti (e per dirla tutta, con potenza economica imparagonabile a quella italiana), come Brian Cohen di NY Angels e Alessandro Piol di Vedanta Capital.

Le startup che vanno e quella che restano

Tra le startup invitate se ne notano alcune già parecchio famose e nel portfolio di IB&II, come Atooma, una vera star delle mobile application, già vincitrice di molte competition, con una sede nella silicon valley e finanziata nella sua storia da Mind The Bridge ed ENLabs. Ma nell’elenco di IB&II in origine c’era anche JobYourLife, la piattaforma italiana di social-recruiting fondata da Andrea de Spirt, che però ha dovuto rinunciare al viaggio a New York. Il motivo? Sarà che forse gli americani sono troppo ottimisti e gli organizzatori italiani anche, ma non tutti si possono permettere il viaggio aereo e il costo dell’albergo (all’incirca di 4000 dollari se si parte in due), e così quest’ultima startup ha dovuto gentilmente e a malincuore rifiutare la proposta. «Anche perché», racconta De Spirt, «siamo stati avvisati una settimana prima dell’evento e avevamo parecchi impegni in agenda».

Le startup che invece sono già arrivate a New York sono di sicuro interesse, si occupano di e-commerce, e-shopping, Big Data, word processor collaborativo, booking online, eco-packaging e molto altro. Eccole:

A proposito della spesa da affrontare per sbarcare a New York, Emil Abirascid, che ha contribuito a segnalare alcune delle startup, comprende il problema:

Capita sovente che anche a fronte di una opportunità una startup non possa approfittarne. Anche una mia startup, Savesquared, aveva prima detto di no, poi ha cambiato idea ed ora sono già là. Bisogna evidenziare che per gli americani ospitare gratuitamente nei loro spazi le startup, concedere la possibilità di incontrare investitori di rango è già molto, quindi è difficile pensare che ti coprano le spese. Detto questo, siccome non si tratta di una competition ma di un invito abbastanza aperto ed esteso, chi non ha potuto questa volta potrà, organizzandosi per tempo, andare la prossima primavera, quando ci sarà un altro VentureOut.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti