Un tour 3D della Stazione Spaziale Internazionale

La NASA invita tutti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, per un tour 3D della struttura dedicata alla ricerca in orbita intorno alla Terra.
La NASA invita tutti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, per un tour 3D della struttura dedicata alla ricerca in orbita intorno alla Terra.

La Stazione Spaziale Internazionale che orbita intorno al nostro pianeta è una struttura dedicata alla ricerca scientifica, alla quale solo poche persone altamente specializzate hanno accesso. Da oggi è possibile visitarla stando comodamente seduti in poltrona o di fronte allo schermo, grazie al tour virtuale che la NASA mette a disposizione di tutti, da intraprendere in due o tre dimensioni.

Le riprese sono state effettuate nel 2012 dall’astronauta Andre Kuipers durante la missione Expedition 31. Oltre al filmato visibile in streaming di seguito è possibile guardare anche la versione 3D, disponibile sulle pagine di YouTube. Ovviamente per apprezzarla al meglio è necessario disporre di un monitor o di un televisore con supporto a questa tecnologia, indossando gli appositi occhialini forniti in dotazione. Gli interessati possono poi navigare all’interno del canale NASA sul portale di video sharing per scoprire altre clip, tra le quali una che mostra il personale alle prese con l’acqua in assenza di gravità, utile per capire come si comportano i liquidi a bordo della ISS.

Per quanto riguarda le tecniche di ripresa, l’agenzia spaziale parla di come i dispositivi dotati di sensore CMOS siano in grado di resistere meglio rispetto a quelli MOS (metal-oxide semiconductor) alle radiazioni, un problema di cui bisogna tenere conto quando si ha a che fare con altitudini che superano i 300 Km dal suolo. Ecco quanto dichiarato dalla NASA.

Le riprese in tre dimensioni non sono cambiate molto negli ultimi 50 o 60 anni. Le videocamere hanno ancora due lenti distinte, sinistra e destra, ma ora possono registrare su differenti schede di memoria, una per ogni occhio. Non abbiamo dovuto trasmettere il materiale su nastro alla Terra. Semplicemente i file digitali sono stati inviati al suolo e caricati all’interno di un software per l’editing, così da creare le stesse immagini 3D viste in orbita.

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