Gli Occhi della Guerra: un conflitto a 360 gradi

Gli Occhi della Guerra: grazie a riprese con videocamere a 360 gradi, Il Giornale propone uno sguardo innovativo sui conflitti mondiali.
Gli Occhi della Guerra: grazie a riprese con videocamere a 360 gradi, Il Giornale propone uno sguardo innovativo sui conflitti mondiali.

Nell’era dell’informazione globale, gli orrori della guerra non stupiscono più. Il pubblico pare essersi desensibilizzato alle immagini cruente che, ormai a livello quotidiano, giungono da ogni parte del mondo. Questo perché i media tradizionali, la televisione in primis, sembrano più allontanare che avvicinare lo spettatore a quello che sta succedendo. La morte è nello schermo, lontana dai nostri salotti, il fragore delle bombe e le urla dei feriti si dimenticano con un colpo di telecomando. Le immagini sono statiche, poco immersive, non riescono a trasmettere completamente lo strazio di un popolo. Eppure, grazie alle nuove tecnologie, vi sono anche proposte interessanti e utili per ridurre quella distanza tra lo spettatore e i luoghi di guerra, indispensabili per capire come lo schermo sia un mezzo, e non una barriera, per apprendere quanto di atroce stia accadendo nel mondo. In questo senso, del tutto meritevole è una recente iniziativa de Il Giornale, con “Gli Occhi della Guerra”: una serie di oltre 40 reportage, provenienti dalle zone di conflitto del Pianeta, alimentati completamente dal crowdfunding. Non un reportage classico, però, con gli inviati ai margini del fronte, bensì dei reporter immersi nella guerra, tanto da presentarla allo spettatore con riprese a 360 gradi.

La guerra come non si è mai vista prima

Il cuore dell’Europa è dilaniato da un conflitto dimenticato sui media, quello della guerra nel Donbass, in Ucraina. Grazie al crowdfunding e al supporto tecnico di Ricoh, i reporter Andrea Sceresini, Lorenzo Giroffi e Alfredo Bosco hanno passato un mese con i miliziani separatisti, per realizzare un reportage senza precedenti. Non solo una trasposizione “embedded” di quanto stia accadendo, ma anche e soprattutto uno sguardo nuovo, realizzato con videocamere a 360 gradi. Uno sguardo inedito, non a caso Il Giornale è la prima testa italiana a lanciarsi in un progetto di questo genere, che rende ben evidente come bombe e spari non siano solo sullo schermo, non sono un effetto speciale hollywoodiano che lo spettatore può dimenticare a colpi di telecomando.

Le immagini, raccolte in cinque video, lasciano davvero sbigottiti. Nel villaggio di Spartak, a nordest di Donetsk, le case vengono ogni giorno bersagliate da colpi di mortaio e cannone, poiché soldati ucraini e miliziani separatisti si contengono questi luoghi metro per metro. Dall’arrivo nei bunker dei reporter al primo bombardamento, le riprese a 360 gradi rimandano una visione inedita del conflitto, straziante, un vero incubo a cui la popolazione locale è continuamente sottoposta. Lo si percepisce dai suoni, dagli sguardi preoccupati dagli stessi reporter, da un frastuono che sembra non voler finire mai.

360 gradi, sempre in prima linea

Non si può dire che le riprese a 360 gradi siano sconosciute al grande pubblico della Rete: oltre ai servizi di Google Street View e ai numerosi video musicali apparsi sulla piattaforma YouTube, di recente l’utente è diventato egli stesso produttore, grazie alle nuove possibilità incluse sulla piattaforma Facebook. Fino a ora, però, questa tecnologia è stata sinonimo di divertimento, vacanze, panorami mozzafiato e momenti di libero relax. Con il suo reportage, invece, Il Giornale dimostra quanto questa tecnologia sia versatile nell’innovare il ruolo dell’informazione, non solo garantendo uno sguardo inedito sulle zone di conflitto del mondo, ma anche e soprattutto portando lo spettatore “in prima linea”. Gli occhi, quelli della guerra, diventano lo sguardo di tutti, per colmare quella distanza impalpabile che rende bombe e sparatorie qualcosa di fittizio, un fatto con cui si deve fare i conti solo per una decina di minuti ascoltando distrattamente il TG.

Un impegno, quello del quotidiano, di recente anche riconosciuto a livello internazionale, con la premiazione della testata agli ultimi Inma Global Awards, proprio per lo spirito innovativo del segmento “Gli Occhi della Guerra”.

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