Google e la vicenda Stop Leaks

Iniziative finalizzate a mantenere la riservatezza di informazioni confidenziali o che finiscono con il generare un clima di sospetto tra i dipendenti?
Iniziative finalizzate a mantenere la riservatezza di informazioni confidenziali o che finiscono con il generare un clima di sospetto tra i dipendenti?

Una cultura di segretezza e timore. Così viene definito l’ambiente di lavoro interno a Google nella documentazione di una causa legale finita sul tavolo della Corte di San Francisco. Il caso è stato sottoposto al giudice nel mese di dicembre da un ex dipendente. Si parla di licenziamenti ingiustificati e di una caccia finalizzata a scovare e smascherare le fonti delle informazioni trapelate: non a caso la vicenda è stata battezzata Stop Leaks.

Si è iniziato a parlarne nell’aprile dello scorso anno, con la pubblicazione da parte della stampa di alcuni meme creati dal personale di bigG e con protagonista Tony Fadell, allora CEO della divisione Nest: immagini che prendevano di mira, in modo ironico, la decisione di sospendere la produzione dei dispositivi realizzati da Revolv, società acquisita nel 2014 e specializzata in domotica. Alcune settimane più tardi, il 6 maggio 2016, i dipendenti del gruppo hanno ricevuto un’email intitolata “The recent leaks” e firmata da Brian Katz, a capo del team che conduce indagini interne alla società. Questo l’inizio del messaggio: “INTERNAL ONLY. REALLY”.

Abbiamo tutti lavorato sodo per creare un ambiente in cui possiamo condividere apertamente le informazioni. La nostra cultura si basa sulla fiducia reciproca. Condividiamo molte informazioni confidenziali, ma siamo anche impegnati a mantenerle all’interno dell’azienda. Non vogliamo che questo cambi.

Un atteggiamento legittimo e comprensibile, considerando le numerosi innovazioni alle quali le molte divisioni di Alphabet lavorano senza sosta e la necessità di non lasciare trapelare informazioni a proposito dei progetti in cantiere. Ciò che viene preso di mira nella causa legale è però il clima di sospetto che si sarebbe venuto a creare tra i dipendenti (utilizzare il condizionale è d’obbligo).

Stando a un report comparso sulle pagine del sito The Information a fine 2016, Katz avrebbe ordinato al personale di “guardare a destra e sinistra” poiché uno dei colleghi potrebbe essere responsabile dei leak. Pare sia stata creata anche una casella di posta dedicata alle segnalazioni, “stopleaks@”. In merito alla vicenda, queste le parole di un portavoce Google affidate a The Verge.

Siamo profondamente impegnati a mantenere una cultura interna aperta, il che significa condividere spesso con i dipendenti dettagli a proposito del lancio di prodotti e altre informazioni confidenziali legate al business. La trasparenza è una parte importante della nostra cultura. I requisiti di confidenzialità richiesti ai nostri impiegati sono pensati per proteggere le informazioni relative al nostro business, non a impedire che possano parlare dei termini o delle condizioni dell’ambiente di lavoro e degli eventuali problemi ad esso collegati.

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